Costanza Sullam

Nato a: Milano (MI) il 4 luglio 1871
Di: Giuseppe e Bice Pisa
Morto a: Varese il 26 maggio 1945

Altre informazioni

La ricerca documentaria, la selezione delle fonti, il racconto della Vita di Costanza Sullam sono stati curati da Paola Mirra, studente del Master di II livello in Digital Humanities dell'Università degli Studi di Milano e tirocinante presso la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Costanza Sullam può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it

11 maggio 1944

Confisca dei beni di Costanza Sullam e trasferimento della gestione all’EGELI

Tracce della persecuzione nei confronti di Costanza Sullam vedova Rignano si individuano nel decreto datato 11 maggio 1944, quando il capo della provincia di Milano decreta la confisca degli appartamenti al secondo e al quarto piano in via de’ Togni, 12 in Milano e una quota di partecipazione della società G. Ricordi & C. appartenuti alla stessa.
I beni confiscati sono dettagliatamente descritti nei verbali di presa in consegna stilati dai funzionari della Cariplo, dai quali si apprende che l’appartamento al secondo piano era abitato dalla proprietaria e che nell’appartamento erano presenti arredi ed effetti personali della sig.ra Costanza Sullam, mentre l’altro suo appartamento al quarto piano era dato in affitto.
Appartenente ad un’élite colta, Nina si impegnò con fervore nelle campagne per la cultura popolare e nella realizzazione di veri e propri servizi a sostegno dei soggetti diseredati, delle donne e dei bambini in prima istanza.

Autore: Paola Mirra

Fonte: Archivio Storico Intesa Sanpaolo, Patrimonio Cariplo, Fondo Egeli, Pratiche nominative Beni ebraici, fasc. Sullam Costanza, 21946F

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14 febbraio 1902

Storie da ricostruire: attività e impegno civile di Costanza (Nina) Sullam

Nella cornice della Milano di fine Ottocento e inizio Novecento, Nina si impegna nell’Associazione Generale delle Operaie di Milano e nelle associazioni di mutuo soccorso. Tra le prime aderenti e sostenitrici dell'Unione Femminile sin dalle origini, nel 1899, Nina dedica buona parte della sua vita ad aiutare gli altri ed i più bisognosi, come nel caso delle donne lavoratrici, operaie e domestiche.
Nell’ambito dell’istruzione femminile e della lotta al lavoro minorile, nel 1902, sostiene con l’Unione femminile lo sciopero delle “Piscinine”, ragazzine tra i 9 e 13 anni che lavoravano come apprendiste nelle sartorie per pochi centesimi, a volte portando anche carichi molto pesanti di biancheria.
Fin dall’inizio dello sciopero, il 23 giugno 1902, l’Unione femminile apre le porte della sua sede, attivando per loro un’associazione per piccole lavoratrici chiamata La Fraterna e il cui scopo era di promuovere l’istruzione delle giovani per formarle al mondo del lavoro.
Tra il 1901 e il 1904, Nina scrive sul periodico dell’Unione femminile articoli che spaziavano dall’analisi delle condizioni lavorative alla sicurezza sul lavoro, dal miglioramento economico e sociale delle donne lavoratrici alla tutela dei minori e articoli su argomenti di carattere giuridico per la conquista di diritti sociali, civili e politici delle donne.
Anche sul versante dell'educazione Nina offre un apporto significativo, istituendo dei corsi professionali di cucina e lavori domestici e promuovendo altre attività formative rivolte alle categorie di lavoratrici meno riconosciute, più sfruttate ed esposte al mercato della prostituzione e della tratta.
Prende parte al Comitato milanese contro la Tratta delle Bianche, costituito da alcune rappresentanti dell’Unione Femminile, che si propone di proteggere donne e minori allontanati dal proprio contesto sociale con l’illusione di un lavoro sicuro, per essere poi sfruttati o indotti alla prostituzione.

Autore: Paola Mirra

Fonte: Archivio Unione Femminile Nazionale, Unione femminile nazionale, Archivio storico, b. 9, fasc. 57

16 febbraio 1915

Uno sportello per risollevare le sorti delle donne

Nel 1905, nella sede dell’Unione Femminile e in collaborazione con la Società Umanitaria, viene aperto l’Ufficio di collocamento del personale femminile di servizio, dove Nina dedica gran parte dei suoi studi e del suo tempo.
L’Ufficio ha lo scopo di facilitare la ricerca del lavoro a donne comprese tra i 14 e i 55 anni e non si occupa solo di domestiche, ma anche di bambinaie, cuoche, cameriere, guardarobiere, istitutrici e così via. I servizi offerti dall’Ufficio, gratuiti per il personale di servizio, risultano del tutto innovativi in un periodo di assenza totale di regolamentazione statale del settore.
Nel 1913, al Congresso Nazionale della Triplice del lavoro, Nina, portavoce dell’Unione femminile, propone nella sua relazione l’estensione dell’assicurazione obbligatoria infortuni alle lavoratrici domestiche. Nello stesso anno, al Congresso Nazionale Femminile di Bergamo, Nina tiene la relazione su “Le addette ai lavori domestici”.
E’ grazie a donne come lei e grazie al loro impegno politico e sociale, alla loro capacità di anticipare il futuro, che l’Unione Femminile può presentare finalmente il primo progetto di Legge per la tutela delle condizioni lavorative di donne e bambini.

Autore: Paola Mirra

Fonte: Raccolte Grafiche e Fotografiche del Castello Sforzesco. Civico Archivio Fotografico, fondo Foto Milano, FM A 191/1

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1933

Asilo Mariuccia

L’Asilo Mariuccia nasce a Milano nel 1902 per volontà di Ersilia Majno e di alcune donne dell’Unione Femminile e si colloca all’interno delle numerose attività e iniziative promosse e coadiuvate da Nina. L’Asilo Mariuccia rappresenta, dalle sue origini e fino agli anni venti, una sorta di laboratorio politico del “femminismo sociale” italiano, proponendo un modello unico nel panorama dell’assistenza in Italia. È una struttura di prima accoglienza e sede di rieducazione per bambine e adolescenti avviate alle prostituzione o vittime di violenza.
La storia dell’Asilo presenta in tal senso una diretta connessione con la vicenda del Comitato contro la Tratta delle Bianche, poiché concepito nel clima del socialismo riformista milanese di inizio secolo. L’Asilo è un dichiarato esempio di "cittadinanza sociale" ed è volto a limitare e a risolvere il grave problema della prostituzione. L’Asilo Mariuccia, prima istituzione laica fondata a tale scopo, non si limita ad essere solo un’opera filantropica, ma è un progetto di intervento sociale e politico fondato per promuovere un cambiamento della società anche attraverso l’educazione di donne più consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. Nina, già attiva nell’Unione femminile e dedita ad opere di assistenza e di educazione, vede nell’Asilo una via principe per l’emancipazione femminile: l’Asilo Mariuccia diviene un’assunzione di responsabilità nell’ambito sociale in grado di donare concretezza economica e civile a giovani donne di ogni condizione, che rischiavano di essere introdotte alla prostituzione.

Autore: Paola Mirra

Fonte: Biblioteca Nazionale Braidense, fondo Sommariva, SOM. D. ls. III. 91, veduta esterna dell’Asilo Mariuccia a Milano, fotografia di Emilio Sommariva, 1933.

1 giugno 1915

Partecipazione e attivismo politico di Costanza e suo marito, Eugenio Rignano

Appartenente ad una ricca famiglia ebraica milanese dei Pisa, nel 1897 Nina sposa Eugenio Rignano, proveniente anch’egli da un’agiata famiglia ebrea. Il matrimonio con Rignano la introduce in un ambiente intellettuale di orientamento democratico e socialista.
Eugenio Rignano, filosofo positivista e intellettuale poliedrico, è un grande diffusore di cultura scientifica, vocazione, questa, che lo conduce a partecipare attivamente al movimento per la cultura popolare. Come Presidente dell’Università popolare milanese, Rignano è convinto sostenitore dell’idea che per la formazione del cittadino sia essenziale possedere un discreto bagaglio culturale.
Il suo attivismo politico improntato ad un socialismo utopico e il suo impegno culturale caratterizzano tutti i suoi articoli apparsi sulla rivista Scientia, di cui fu direttore fino alla sua morte. Nei suoi scritti sulla guerra e sulla pace, il prof. Rignano si esprime, da un lato, con un marcato nazionalismo, dall’altro con un acceso anti-imperialismo; nel 1915, infatti, egli critica apertamente l’alleanza dell’Italia con la Gran Bretagna.
Allo scoppio del conflitto mondiale, Nina è accesa interventista, fino a proporre - nel 1917 - la soppressione dell’Avanti! e di tutti i giornali che a suo avviso facevano opera di disfattismo. Nel 1918, dopo la disfatta di Caporetto, Rignano tiene un appassionato discorso a proposito dell’entrata in guerra dell’Italia nel conflitto mondiale e della resistenza nazionale.
Come la maggior parte degli ebrei italiani vissuti in quegli anni, Nina e suo marito sono stati ferventi difensori delle libertà e dei diritti civili e a favore di politiche che migliorassero la posizione dei lavoratori.

Autore: Paola Mirra

Fonte: Biblioteca digitale della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

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21 giugno 1947

Riconsegna all’erede delle azioni appartenute a Costanza Sullam, vedova Rignano

«Oggi, a tre mesi di distanza, non soltanto la pratica non è compiuta, ma neppure codesto Ufficio ne è venuto a conoscenza!» È l’avvocato L.R., unico erede della sig.ra Costanza Sullam, a scrivere il 21 giugno 1947 all’Istituto di San Paolo di Torino per sollecitare la voltura in suo favore di 379 azioni della Società G. B. Paravia & C. Avendo sede a Torino, le azioni erano soggette alla gestione del credito fondiario dell’istituto incaricato della gestione degli espropri per il Piemonte.
Una settimana dopo, l’erede riceve una comunicazione dal San Paolo in cui si legge che: «Comunque, appena siamo stati in possesso dei chiarimenti di cui alla succitata Sua del 21 corrente ci siamo subito interessati presso la Soc. Paravia la quale, soltanto oggi, ci ha consegnato le 379 Azioni intestate al Suo nome.»
Nella ricostruzione della vicenda di riconsegna dei valori sottratti tra gli uffici delegati dall’Egeli e l’erede della Sullam, emerge la difficoltà e la lentezza di un iter burocratico che prevedeva la richiesta formale di riconsegna da parte del legittimo proprietario o dei suoi eredi.
Costretta a nascondersi dopo l’emanazione delle leggi del 1938, che le impongono anche di lasciare il Consiglio dell’Unione Femminile, Nina si spegne in solitudine all’indomani della Liberazione, il 26 maggio 1945, non sapendo se i suoi beni mobili e immobili sarebbero mai stati restituiti. Tuttavia, nelle sue ultime volontà, Nina intende affermare la sua responsabilità in ambito sociale e la sua generosità nei confronti dei bisognosi, donando un ultimo lascito a quel luogo fisico - l’Asilo Mariuccia - che nel suo cuore incarnava un rifugio ospitale e accogliente in cui proteggere e preparare alla vita un insieme di donne nuove.

Autore: Paola Mirra

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, 6284

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Bibliografia

Annarita Buttafuoco, Le Mariuccine: storia di un’istituzione laica: l’asilo Mariuccia, 2. ed., Franco Angeli, Milano, 1988
Rachele Farina, Dizionario Biografico Delle Donne Lombarde, 568-1968, Baldini & Castoldi, Milano, 1995
Eleonora Cirant, voce Costanza, detta Nina Sullam Rignano, in "MilanoAttraverso", a cura di ASP Golgi-Redaelli, Milano, disponibile al sito web www.milanoattraverso.it (consultato nel novembre 2020)

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