Abramo Segre
Nato a: Chivasso (TO) il 9 luglio 1920
Di: Adolfo e Ernesta Sacerdote
Professione: impiegato
Arrestato a: Chivasso il 25 ottobre 1943
Deportato a: Auschwitz il 6 dicembre 1943 (numero di matricola 168019)
Morto a: Trottenau (?) il febbraio 1945
La ricerca dei materiali utilizzati per la ricostruzione della Vita di Abramo Segre è stata condotta dalla professoressa Eva Vitali Norsa e da un gruppo di alunne di una classe quinta del Liceo Berti di Torino, Laura Frontino, Maria Comi, Chiara Esposito, Debora Mossa, Andreea Stoleru nell’a.s. 2016/17 e 2017/18 nell’ambito dei progetti "Pietre d'Inciampo Torino" del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, “Adotta un monumento” e per l’Alternanza scuola-lavoro. Il racconto della vita e la redazione dei testi su Abramo Segre pubblicato nell’ambito del progetto Le Vite di Le case e le cose è a cura della professoressa Eva Vitali Norsa insieme a Laura Frontino e Debora Mossa.
Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Abramo Segre può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it
13 settembre 1945
Carteggio tra l’Esattoria di Chivasso e la Comunità ebraica di Torino
Ai primi di settembre del 1945, la Comunità ebraica di Torino riceve dalla Delegazione Egeli di Roma una comunicazione relativa ad imposte non pagate da Attilio Gabriele Segre, commerciante in tessuti residente a Chivasso, nel corso dell’anno precedente. A stretto giro, la Comunità chiede all’Esattoria del Comune di Chivasso, con una missiva a firma Eugenio Norzi (Commissario per la straordinaria amministrazione della comunità israelitica di Torino), di sospendere ogni atto esecutivo. Nel 1944, infatti, Attilio Gabriele Segre era stato deportato nel lager di Bolzano, dunque era di fatto “nell’IMPOSSIBILITÀ ASSOLUTA di trovarsi a Chivasso”. La stessa sorte era toccata ad una congiunta e socia del negozio di tessuti Ernesta Sacerdote, e ai figli di lei Abramo e Rosa.
Documenti
[ -> ]10 luglio 1920
Atto di nascita
Nel 1919 si sposano a Chivasso Ernesta Sacerdote e Adolfo Segre. Abramo (detto Mino) Segre nasce a Chivasso il 10 luglio del 1920 , due anni dopo nasce la sorella Rosa. La famiglia vive a Chivasso in piazza Vittorio Emanuele II 10 dove è presente anche il negozio di tessuti gestito dal 1926 da Ernesta Sacerdote in società con Gabriele Attilio Segre. Nel 1933 Ernesta si ritira dalla società e nel 1936 muore il marito Adolfo. Il Segre ha delle difficoltà economiche tanto che vien richiesta una riduzione delle imposte. Nel 1938 la vedova Segre compila le schede per il censimento degli ebrei, richiesto dal regime fascista, per sè e per i due figli.
Autore: Eva Vitali Norsa con Laura Frontino e Debora Mossa
Documenti
[ -> ]1 ottobre 1937
Pagella di Abramo Segre
Nell'anno scolastico 1937/ 38 i due fratelli, Abramo e Rosa, frequentano a Torino l'istituto magistrale Domenico Berti, lui ottiene nel 1938 il diploma, lei viene ammessa alla classe 3, ma non potrà mai frequentare per l'entrata in vigore delle leggi razziali. Già nell'agosto del 1938 il preside, prof. Peloso, invia al prefetto un elenco degli studenti ebrei della sua scuola, che risultano esonerati dall'insegnamento della religione cattolica.
Autore: Eva Vitali Norsa con Laura Frontino e Debora Mossa
Documenti
[ -> ]25 settembre 1938
Ricerca di lavoro
Abramo, ormai esclusa ogni possibilità di insegnare nelle scuole statali a causa delle leggi razziali, cerca lavoro presso la scuola ebraica della comunità di Venezia. In precedenza aveva spedito una lettera simile al rabbino della comunità di Torino, che lo aveva invitato a cercare anche in altre città italiane in cui fosse presente una scuola ebraica. Mino accenna alle difficili condizioni economiche della sua famiglia. Non risulta che Abramo abbia mai fatto il maestro, nella lettera del dicembre 1943 dal treno della deportazione scrive di essere impiegato in una ditta (Scatolificio piemontese, si legge forse nel biglietto) a cui chiede gli arretrati che gli sono dovuti.
Autore: Eva Vitali Norsa con Laura Frontino e Debora Mossa
30 novembre 1943
Lettera di Abramo dalle carceri Le Nuove Torino
Abramo invia una lettera a Lucia Bracco, la sua fidanzata, in cui le chiede viveri e soldi, le illustra la difficile situazione in cui si ritrovano lui e la sua famiglia e le dà una serie di indicazioni per poterli aiutare. Del documento esistono tre copie. La lettera originale è scritta da Abramo su fogli di recupero strappati da un libro, dato che i detenuti avevano pochissima carta a disposizione. Nell'ultima pagina compare una scritta "Scatolificio piemontese " (?) e un numero (di telefono?). Il testo si ritiene sia stato subito dopo ricopiato in bella scrittura da Lucia Bracco e nel dopoguerra battuto a macchina da una zia, Lidia Segre.
Autore: Eva Vitali Norsa con Laura Frontino e Debora Mossa
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[ -> ]7 dicembre 1943
Lettera di Abramo dal treno della deportazione
Abramo riesce a consegnare una lettera dal treno indirizzata a Lucia Bracco. Nella prima parte sono presenti i suoi ultimi pensieri e il suo addio alla vita; nella seconda parte vi è un vero e proprio testamento in cui il giovane elenca quanto gli è dovuto dalla ditta in cui lavorava. In fondo alla lettera ci sono delle firme, forse di testimoni, e compare nuovamente l'intestazione dello "Scatolificio piemontese". In questa ultima parte risulta evidente che è stato vittima di una delazione. Anche questo documento è presente in tre versioni, l'originale di pugno di Abramo, la copia ricevuta da Lucia e ricopiata e il dattiloscritto a cura di Lidia Segre.
Autore: Eva Vitali Norsa con Laura Frontino e Debora Mossa
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[ -> ]11 luglio 1945
Testimonianza di un sopravvissuto riguardo la morte di Abramo
Nel 1945, Lucia Bracco, erede testamentaria di Abramo, si reca alla Comunità ebraica, portando presumibilmente la lettera-testamento, per chiedere notizie di Abramo. Segue un carteggio tra avvocati per definire la posizione di Lucia, di cui resta traccia presso l'Archivio ebraico Terracini. Lo stesso archivio conserva una testimonianza della morte di Abramo datata al luglio 1945 firmata da Enzo Levy, deportato insieme ad Abramo (Mino) e sopravvissuto. Il Levy dichiara di averlo visto morto a Trottenau, in Slovacchia, nel febbraio del 1945. Il Comune di Chivasso dichiara la morte presunta di Abramo, Rosa ed Ernesta Sacerdote in data 7 dicembre 1943, data della lettera di Abramo, ultimo momento in cui risultano vivi i tre componenti della famiglia Segre.
Autore: Eva Vitali Norsa con Laura Frontino e Debora Mossa
Documenti
[ -> ]Bibliografia
“Le parole degli altri”. Un esempio di didattica della Shoah e di lavoro sulla memoria, Spettacolo teatrale a cura degli alunni del Liceo Berti di Torino, 2018