Anna Levi Montalcini
Nato a: Torino (TO) il 7 agosto 1904
Di: Adamo e Adele Montalcini
Morto a: Torino il 2 maggio 2000
La ricerca documentaria, la selezione delle fonti, il racconto della Vita di Anna Levi Montalcini sono stati curati da Dario Taraborrelli, ricercatore incaricato dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Anna Levi Montalcini può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it
6 dicembre 1945
Il fascicolo Egeli intestato ad Anna Levi Montalcini
L’unica sottile traccia dell’attività Egeli riguardo alla famiglia Levi-Montalicini sono due copie di una nota di pagamento relative ad un alloggio intesto ad Anna, la secondogenita di Adamo Levi e Adele Montalcini. Per sfuggire alle persecuzioni razziali dopo l’8 settembre 1943 la famiglia si divide per trovare rifugio a Firenze, in Svizzera e in Argentina. Si ritroveranno a Torino solo nel 1945.
Autore: Dario Taraborrelli
20 novembre 1943
Anna Levi Montalcini, il marito Ulrico Montalcini e i figli Sandro, Franco e Gino si rifugiano in Svizzera
Nel settembre del 1943, la famiglia Levi-Montalcini decide di espatriare in Svizzera spaventata dalle crescenti violenze contro gli ebrei. Anna con il marito e i figli riescono a oltrepassare il confine tra Viggù e Ligornetto grazie all’aiuto del parroco della cittadina. La sorella Rita e il resto della famiglia vengono invece fermati mentre tentano di varcare il confine a Porto Ceresio sul lago di Lugano. In Svizzera Anna, Ulrico e i figli vengono portati nel campo per rifugiati civili a Vaud in attesa che la domanda di asilo venga esaminata. Dal giugno dell’anno successivo si trasferiscono a Chateaux d’Oex, dove rimarranno fino alla fine della guerra.
Autore: Dario Taraborrelli
18 ottobre 1938
Lettera dell'Università di Torino sulla sospensione dal servizio della dott.ssa Levi Rita
Con l’entrata in vigore delle leggi razziali, il personale docente e gli assistenti delle Università italiane riconosciuti come ebrei vengono sospesi secondo il R.D.L. 5.IX.1938, n. 1390, e poi dispensati a decorrere da 14 dicembre 1938, secondo il R.D.L. 15. XI. 1938, n. 1779. Con una lettera del 18 ottobre 1938 Rita Levi-Montalcini viene sospesa dal servizio insieme ad altri 58 tra professori, assistenti e impiegati della Regia Università di Torino.
Autore: Dario Taraborrelli
10 dicembre 1986
Rita Levi-Montalcini e Stanley Coen vincono il premio Nobel per la medicina “per le loro scoperte e l'individuazione di fattori di crescita cellulare”
«La scoperta del NGF all'inizio degli anni '50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo». Con queste motivazioni viene assegnato a Rita Levi Montalcini e a Stanley Coen il premio Nobel per medicina del 1986, due giorni prima, l'8 dicembre, Rita tiene la Nobel prize lecture "The Nerve Growth Factor: Thirty-Five Years Later" al Karolinska Institutet di Stoccolma.
Autore: Dario Taraborrelli
Fonte: The Nobel Foundation, Stockholm, Sweden
Documenti
[ -> ]1 agosto 2001
Rita Levi-Montalcini viene nominata senatrice a vita
"Ho da poco ricevuto una telefonata del presidente che mi ha comunicato la decisione. Questa nomina è per me di maggior piacere del premio Nobel perché viene dal mio Paese. Il Presidente Ciampi mi ha detto che la nomina a senatore a vita è per i meriti scientifici e sociali che ho avuto". Così commenta la sua nomina a senatrice a vita Rita Levi-Montalcini non appena riceva la notizia dal capo dello Stato Caro Azeglio Ciampi. Come senatrice partecipa, oltre ai lavori parlamentari ordinari, ai lavori della 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali), della 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità) e Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani.
Autore: Dario Taraborrelli
Fonte: Archivio storico della Presidenza della Repubblica