Ester Luzzati Levi

Nato a: Torino (TO) il 29 giugno 1895
Di: Cesare e Adele Della Torre
Morto a: Torino (TO) il 1991

Altre informazioni

La ricerca documentaria, la selezione delle fonti, il racconto della Vita di Ester Luzzati Levi sono stati curati da Victoria Musiolek, ricercatrice incaricata dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Ester Luzzati Levi può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it

10 febbraio 1944

Stralcio della denuncia presentata da un amministratore scrupoloso

L’Istituto di San Paolo di Torino riceve una denuncia, datata 10 febbraio 1944, da un amministratore sulla presenza di un immobile “di proprietà ebraica” nel condominio da lui gestito e sito in corso Re Umberto 75. Di lì a poco sarebbe scattato il meccanismo burocratico, grazie al quale in un tempo relativamente breve, per mezzo di sequestro del bene l’Istituto ne avrebbe ricevuto la custodia. Ancora a febbraio il direttore generale dell’Istituto aveva chiesto alla Prefettura di Torino “l’autorizzazione alla GESTIONE PROVVISORIA DI PROPRIETÀ IMMOBILIARE EBRAICA” e la sua valutazione positiva non si è fatta attendere a lungo. Con il Decreto emanato il 12 marzo dello stesso anno l'“Alloggio al 3° piano composto di 7 vani, nello stabile in […] Corso Re Umberto n.75” veniva affidato alla gestione del Credito fondiario.

Autore: Victoria Musiolek

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, 403

14 dicembre 1944

“Caro Ing. Fubini”, una lettera sulle sorti degli ebrei torinesi ad Auschwitz

“Mi faccio dovere di accludere alla presente copia di una memoria che è giunta a mie mani”, scrive Maurizio Vitale nella sua missiva indirizzata a Davide Nissim, padre di Luciana. Detta memoria, recapitata a un certo Ing. Fubini, a sua volta pervenutagli per vie traverse, conteneva importanti rivelazioni e un indirizzo famigliare - Corso Re Umberto 75, il vero luogo a cui era destinato il messaggio originale da cui tutto è partito.
“[…] posso informarti che un giovane Levi di Torino abitante in Corso Re Umberto 75 ha scritto alla sua famiglia dalla Polonia dove vive in un campo di lavoro di cui è medico la Dottoressa NISSIM di Biella. Notizie della loro vita non cattive. […] Io spero che anche Nardo [Leonardo De Benedetti?] abbia potuto avere la stessa fortuna di diventare medico di un campo il che può sempre dargli qualche facilitazione”, leggiamo nel dattiloscritto risalente al 14 dicembre del 1944.
Qualche mese prima, precisamente il 20 agosto, grazie all’aiuto di Lorenzo Perrone, un Zivilarbeiter (lavoratore civile) della ditta Beotti dislocata nella città di Oświęcim, Primo Levi è riuscito a far pervenire sue notizie alla famiglia. La cartolina, mandata in modo illegale sviando il sistema di isolamento del campo di concentramento e con un rischio notevole per il mittente, è una delle tre che Lorenzo, agli occhi di Levi la personificazione di “una possibilità remota del bene”, spedisce da Auschwitz.

Autore: Victoria Musiolek

Fonte: Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea ‘Giorgio Agosti’, Archivio privato di Luciana Nissim Momigliano (ALNM), carte varie . In A. Chiappano, Luciana Nissim Momigliano: una vita, Giuntina, Firenze, 2010, p. 130

1905

Un ritratto autobiografico

Nel suo racconto araldico ebraico intitolato Argon in apertura a Il sistema periodico, Primo Levi paragona i suoi antenati ai gas dalle caratteristiche ben definite: “Non deve essere un caso se le vicende che loro vengono attribuite, per quanto assai varie, hanno in comune un qualcosa di statico, un atteggiamento di dignitosa astensione, di volontaria (o accettata) relegazione al margine del gran fiume della vita. Nobili, inerti e rari […]. Pare siano giunti in Piemonte verso il 1500, dalla Spagna attraverso la Provenza”.
La stessa staticità è dovuta in parte al particolare legame con il capoluogo piemontese, con Torino e infine con la casa di corso Re Umberto 75, che costituisce un vero e proprio punto di riferimento per tutta la famiglia. Infatti, Levi si autodefinisce come “un caso estremo di sedentarietà”.

Nella foto: Rina (Ester) Luzzati, Adele Della Torre in Luzzati, Ida Luzzati (in alto), Nella Luzzati, ?, Jole e fratelli Corrado e Gustavo Luzzati (in basso)

Autore: Victoria Musiolek

Fonte: Archivio Ebraico Terracini, Comunità Ebraica di Torino, Fondi familiari, Versamento 2011, Simonetta Luzzati, SL 3, 3

9 dicembre 1947

In risposta alla richiesta di rimborso inviata dall’Istituto di San Paolo: la rivendicazione del proprio diritto e dignità

Ester Levi, detta anche Rina, rifiuta di coprire le spese di gestione della sua residenza in corso Re Umberto 75 richieste dall’Istituto di San Paolo. Detto alloggio apparteneva a lei, e lei ne era unica proprietaria; esso costituiva insieme dote e regalo da parte dei suoi genitori. Accanto alle ragioni di tipo giuridico, Ester giustifica la propri scelta elencando i danni morali subiti dalla gestione da parte del Credito fondiario e, più in generale, a causa della persecuzione razziale.
Nella sua risposta si legge: “L’Istituto di San Paolo vorrà poi soprattutto tener conto che noi siamo stati costretti ad abbandonare la casa ed il paese, che abbiamo pagato un enorme tributo di vite e di lacrime, che abbiamo subito umiliazioni e danni incalcolabili”, tra i quali non va dimenticata la deportazione nel campo di sterminio del figlio Primo.
Proprio nella casa di corso Re Umberto 75 Levi viene accolto, dopo un lungo periodo di quella sospensione chiamata da lui “tregua”, dai famigliari e dagli amici. Nell’ottobre del 1947 esce il suo libro-testimonianza; poche settimane dopo Ester avrebbe scritto la lettera di risposta indirizzata all'Istituto.

Autore: Victoria Musiolek

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, 403

Bibliografia

Alessandra Chiappano, Luciana Nissim Momigliano: una vita, Giuntina, Firenze, 2010, p. 130.

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