Giacomo De Benedetti

Nato a: Acqui Terme (AL) il 19 luglio 1900
Di: Vittorio e Olga Carpanetti
Professione: ingegnere
Arrestato a: Torino il 20 dicembre 1943
Deportato a: Auschwitz il 30 gennaio 1944
Morto a: Janinagrube il 31 gennaio 1945

Censimento ebraico 1938-1945

La ricerca documentaria, la selezione delle fonti, il racconto della Vita di Giacomo De Benedetti sono stati curati da Dario Taraborrelli, ricercatore incaricato dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Giacomo De Benedetti può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it

14 giugno 1944

Elenco descrittivo dei beni immobili e mobili di spettanza del cittadino di razza ebraica Debenedetti Ing. Giacomo, siti in Torino - corso Re Umberto 95 bis angolo via Caboto 5

“La villa, costruita nel 1913 ha caratteristiche di lusso, essa è in muratura di mattina con orizzontamenti misti e copertura in lastre di eternit piano su travature in legno forte”. Il geometra A.M. viene incaricato dall'Istituto San Paolo di redigere l’elenco dei beni di Giacomo De Benedetti il 5 giugno del 1944; nove giorni dopo si reca nella villa dei De Benedetti e inizia a descrivere i locali e i beni che trova sul posto.
L’elenco è compilato con dovizia di particolari e, oltre ad una cruda fotografia della vita domestica di chi aveva subito il sequestro e della fredda operatività della gestione immobiliare Egeli, offre tra le righe una flebile immagine della Torino colpita dalla guerra nel 1944. Si intravedono i danni dei bombardamenti “I danni arrecati dalle incursioni aeree nemiche son limitati a rotture di vetri, leggere avarie ai serramenti e perforatore del tetto a causa di spezzoni incendiari”; oppure le tracce dei saccheggi “…la villa si trova internamente in pessime condizioni a causa sei un prolungato vandalismo dovuto ad ignoti che hanno rovinato completamente gli impianti elettrici e idraulici…”.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, 307

15 giugno 1944

Lettera dell’Istituto San Paolo a Cesare Rivelli per lo svolgimento di lavori nell’abitazione di Giacomo De Benedetti

Il giorno successivo alla redazione del verbale descrittivo dei beni dell’abitazione dei De Benedetti viene inviata, da parte dell’Istituto San Paolo, una lettera a Cesare Rivelli, direttore generale dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) ed esponente di spicco del sistema della propaganda delle Repubblica Sociale Italiana, per informarlo che i lavori da lui richiesti per rendere la villa nuovamente abitabile sono iniziati. Sebbene Rivelli non entri mai effettivamente come inquilino nella villa dei De Benedetti, i lavori procedono e numerose modiche vengono effettuate all’interno della struttura. Nel frattempo, il 31 gennaio 1945, Giacomo De Benedetti muore durante un trasferimento dal campo di sterminio di Auschwitz.
Dopo la fine della guerra la casa viene riconsegnata alla vedova, Gabriella Trieste, che vede anche addebitarsi i costi dei lavori effettuati sulla struttura. Ne nasce un lungo confronto tra la famiglia, l’Istituto San Paolo e la neonata Rai alla ricerca di un accordo sulla responsabilità dei lavori, considerati “di abbellimento” dall’ente e “dannosi e di cattivo uso” dalla famiglia. Dopo due anni di trattative la pratica si chiude nell’ottobre del 1947 con la riduzione da parte dell’Istituto San Paolo delle spese richieste e il pagamento da parte di Gabriella Trieste.
Cesare Rivelli non ha mai risposto ai solleciti.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, 307

28 novembre 1938

Giacomo De Benedetti scrive al segretario federale del fascio e al ministro degli Interni per contestare la sua espulsione dal PNF

Dopo l’emanazione delle leggi razziali, tutti i membri del PNF considerati di “razza ebraica” vengono espulsi dal partito. Giacomo De Benedetti riceve la lettera di espulsione e la richiesta di riconsegna della tessera e del distintivo il 23 novembre 1938.
Il 28 novembre Giacomo, restituendo tessera e distintivo, scrive contemporaneamente una lettera al segretario federale del fascio e al ministro degli Interni per chiedere l’annullamento del provvedimento. Nella lunga lettera al ministro, Giacomo chiede di poter essere discriminato per essere stato “volontario nella Guerra Mondiale (nel 1917 a 17 anni appena compiuti)” per via della sua fedeltà al fascismo, perché “ha creduto suo dovere seguire i comandamenti del Duce agli effetti demografici, sposandosi ed avendo n° 3 figli” e facendo presente che “nella sua famiglia la dedizione assoluta alla Patria ha origini lontane". Non manca di ricordare il nonno materno, Giacomo Carpanetti, volontario garibaldino, tracciando così il profilo di una famiglia orgogliosamente interventista sin dal Risorgimento. Infine, conclude che “ha soprattutto il desiderio di poter ancora vestire la camicia nera e la divisa militare portate sul Monte Grappa, e di dare anche tale possibilità ai propri figli”.
Giacomo De Benedetti viene arrestato il 20 dicembre 1943 e deportato a Auschwitz.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Partito Nazionale Fascista (PNF) Federazione di Torino, F3085 (© Archivio di Stato di Torino. Tutti i diritti riservati)

8 luglio 1860

Passaporto del garibaldino Giacomo Carpanetti per raggiungere Palermo

Quando Giacomo De Benedetti viene espulso dal PNF per effetto delle leggi razziali scrive una lettera al segretario del fascio provinciale per contestare tale provvedimento. Tra gli argomenti che porta come dimostrazione dell'amor di patria della sua famiglia cita la vicenda del suo nonno materno, Giacomo Carpanetti, "volontario nelle spedizioni garibaldine". Tra le carte dell'Archivio di Stato di Genova, nel fondo della Prefettura, si conservano le matrici di passaporti rilasciati dal Regno di Sardegna per consentire ai molti volontari di raggiungere l'esercito meridionale che progressivamente sta vedevdo crescere le sue file: i Mille partiti con Garibaldi da Quarto diventeranno 35.000 impegnati nell'ultima battaglia sul Volturno. Tra questi, Giacomo Carpanetti: "vivente a Genova, ex ufficiale della IV armata, d'anni 24".

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio di Stato di Genova, Intendenza generale di Genova,Passaporti, Registri delle matrici, Mazzo 24, Reg. 541

9 dicembre 1942

Bombardamento della RAF su Torino, i danni in via Caboto

Tra l’8 e il 9 dicembre 1942, Torino è il bersaglio di diverse ondate di bombardamenti da parte dell’aviazione inglese, la RAF, che attacca la città con più di 400 bombardieri, sganciando sui punti nevralgici del centro urbano bombe ad alto potenziale e spezzoni incendiari.
Il bombardamento del 9 dicembre provoca 73 morti e 99 feriti e colpisce duramente la zona nei pressi di corso Re Umberto e via Caboto danneggiando anche la villa dei De Benedetti.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio storico della Città di Torino, Archivio fotografico, Fondo UPA-Ufficio protezione antiaerea e Mobilitazione Civile del Comune, UPA_3101D, 9D03_54

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