Ida Falco Loewenthal
Nato a: Torino (TO) il 15 luglio 1877
Di: Eugenio e Emilia Levi
Professione: casalinga
Morto a: Torino il 1955
Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Ida Falco Loewenthal può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it
"Fino al momento in cui è scoppiata la bomba delle leggi razziali" - Testimonianza di Enrico Loewenthal
Testimonianza di Enrico Loewenthal, figlio di Ida Falco, sulla vita della sua famiglia a Torino negli anni Trenta fino all'emanazione delle leggi razziali.
28 dicembre 1945
Il fascicolo EGELI di Ida Falco in Loewenthal
Le carte del fascicolo Egeli intestato a Ida Falco, moglie di Edoardo Loewenthal, sono poco più di una decina di ricevute e richieste di informazioni sulla situazione degli inquilini per poter effettuare la riconsegna dell’abitazione alla proprietaria. Il verbale del sequestro e la restante documentazione sui beni della famiglia Loewenthal in via Massena 18, dove aveva sede la ditta "E. Loewenthal" non sono stati conservati. Tra le ricevute e la documentazione contabile nel retro di una carta si trova uno schizzo, il disegno del profilo di un uomo con occhiali tondi e cravatta, realizzato probabilmente da un impiegato dell’ufficio Gestione beni ebraici, in un momento di distrazione dalla ripetitività degl impegni quotidiani.
Autore: Dario Taraborrelli
1910
Le origini tedesche dei Loewenthal
Edoardo, Eduard Loewenthal, classe 1882, arriva a Torino nel 1900, da Hechingen, piccolo paese del sud della Germania, nella regione del Baden Wurtenberg dove la famiglia gestiva un negozio di alimentari e “Drogerie und Kolonial Waren”, attività avviata dal capofamiglia Heinrich Loewenthal dopo il suo ritorno dagli Stati Uniti negli anni Ottanta dell’Ottocento. Al suo arrivo in Italia Edoardo trova lavoro presso una ditta di importazione utensili dalla Germania. Nel 1913 sposa Ida Falco, l’anno dopo nasce il primogenito, Guido; nel 1926 nasce il secondo figlio, Enrico. Nella foto, da sinistra, i fratelli Alfred ed Hermann (che morirà nel 1926 per le conseguenze di un avvelenamento da gas subito nella prima guerra mondiale), la sorella Marta, Edouard e Rudolf; al centro il figlio di Marta, Theo David, tra il nonno Heinrich e la nonna Rosa Auerbach. L’intero ramo tedesco della famiglia verrà spazzato via dallo sterminio nazista. Tra il dicembre 1941 e il gennaio 1942, gli ebrei di Heichingen saranno costretti ad abbandonare le loro case per essere trasferiti a est, dove, assicurano i nazisti, potranno costruirsi una nuova vita. Moriranno tutti in Lettonia, nelle fosse comuni attorno a Riga. In un appunto di Enrico Loewenthal, datato 1945, sono elencati i famigliari morti per le persecuzioni naziste.
Fonte: Archivio famiglia Loewenthal
Documenti
[ -> ]Una famiglia di imprenditori: Edoardo ed Enrico Loewenthal
Negli anni del primo conflitto mondiale, Edoardo Loewenthal, ritiene più sicuro portare la famiglia in Svizzera, l’Italia è in guerra con la Germania e lui è un cittadino tedesco. Al rientro riprende una attività avviata nel settore della commercializzazione di casalinghi e prodotti meccanici. La documentazione raccolta nel fascicolo dedicato all’azienda di E. Loewenthal nell’Archivio storico della Camera di Commercio di Torino, per il periodo precedente gli anni cinquanta del Novecento, è lacunosa. Tuttavia un appunto su carta intestata datato 27 maggio 1949 riporta l’indicazione “casa fondata nel 1910”, permettendoci di collocare in quegli anni l’avvio dell’attività imprenditoriale di Edoardo; mentre una nota del febbraio 1950 dà notizia dell’avvenuta iscrizione della “ditta individuale” E. Loewenthal al Registro delle imprese in data 28 luglio 1920.
Nel dopoguerra, Edoardo passerà il testimone nella conduzione dell’azienda ai figli e sarà Enrico a proseguire e a espandere quanto il padre aveva avviato. Ne sono testimonianza i numerosi marchi depositati a partire dagli anni cinquanta.
Autore: Augusto Cherchi
Fonte: Archivio della Camera di commercio industria artigiano e agricoltura di Torino
7 febbraio 1939
Una famiglia di imprenditori: Riccardo Falco e la SAICE
Riccardo Falco, fratello di Ida, nato il 5 maggio del 1894 dopo la laurea in ingegneria si avventura nell’attività imprenditoriale fondando nel 1922 la Società italiana per la fabbricazione di contatori elettrici. L’attività è fiorente e si espande nel corso degli anni Venti e Trenta. Fino all’emanazione delle leggi razziali. La politica razziale fascista colpisce i cittadini considerati di “razza ebraica” sia direttamente, con la restrizione delle libertà personali e la sospensione di diritti, che indirettamente con la pressione discriminatoria e l’ostilità verso di loro. Se il dettato della legge vieta in particolare la proprietà di attività considerate di interesse nazionale, inizia un processo che porta molti ebrei ad abbandonare posizioni dirigenziali e di responsabilità nel tentativo di limitare i danni alle proprie attività o aziende. Anche Riccardo Falco decide di lasciare l’azienda il 7 febbraio 1939 e, poco dopo, trasferirsi negli Stati Uniti. Le ragioni ufficiali delle dimissioni sono per "motivi personali”, anche se il primo atto del nuovo presidente, Giovan Battista Buffa, è la dichiarazione della sua “nazionalità italiana e razza ariana”.
Fonte: Archivio della Camera di commercio industria artigiano e agricoltura di Torino, Registro Ditte, 52345
Documenti
[ -> ]1930
Una vita agiata nella Torino degli anni trenta del Novecento
"La vita a Torino si svolgeva molto tranquilla. Papà e mamma andavano alle prime del Regio, Guido mio fratello aveva allora venti anni o giù di lì, frequentava l’Università, facoltà di Economia e commercio, e si preparava a fare il corso di allievo ufficiale dell’esercito italiano. […] Conducevamo una vita da borghesi benestanti. Avevamo anche l’automobile […]. Eravamo in buona sostanza una famiglia di bravi italiani di religione ebraica. Tutti i sabati io andavo, come tutti i ragazzi, alle adunate dei Balilla, nel corso delle quali si imparava a camminare, a svoltare a sinistra e a comportarsi da perfetti soldatini imbecilli. Soltanto negli anni successivi incominciarono a darci quei piccoli e ridicoli moschetti con i quali facevamo finta di giocare a fare i soldati, il che tutto sommato per noi ragazzi era abbastanza divertente. […] In sostanza ci comportavamo onestamente e educatamente come i cittadini italiani che vivevano sotto una dittatura. Dico questo perché i discorsi che venivano fatti in famiglia dovevano restare assolutamente segreti. Non bisognava parlare fuori di casa con nessuno di argomenti che riguardassero la politica o il governo italiano.”
Autore: Enrico Loewenthal
1934
L'arresto di Guido Loewenthal
L’apparente tranquillità dei primi anni trenta può essere messa facilmente in discussione da eventi inattesi, come quando nel 1934 Guido Loewenthal viene arrestato nell’ambito dell’operazione di polizia che porta allo smantellamento del nucleo torinese di Giustizia e Libertà che si raccoglie attorno a Leone Ginzburg, Augusto Monti, Barbara Allason, Sion Segre. Tutta la comunità ebraica ne è coinvolta. Guido in quegli anni segue le attività di Onegh Shabbat un gruppo di giovani ebrei che si riunisce il venerdì sera per discutere di questioni ebraiche. Si tratta un’associazione culturale, non politica, né specificamente antifascista. Vengono arrestati tutti i partecipanti e lo stesso Guido viene trattenuto per molto tempo in carcere. “Non so che cosa gli possa essere capitato… so solo… che divenne più fascista dei fascisti” scrive Enrico Loewenthal nella sua autobiografia. In seguito a questo evento si produce una frattura in famiglia… “forse Guido aveva coinvolto i cugini Colombo” (figli di Rita Falco), scrive ancora Enrico. Guido dopo alcuni anni di grande attivismo nei GUF e nella redazione del “Lambello”, la pubblicazione dei universitari fascisti, espatrierà negli Stati Uniti nel 1940, poco più di un mese prima dell’entrata in guerra dell’Italia, dove diventerà ufficiale dell’esercito USA.
Autore: Augusto Cherchi
Fonte: Archivio famiglia Loewenthal
Documenti
[ -> ]9 maggio 1934
Cesare Colombo viene condannato al confino a Ponza
Tra gli arrestati del gruppo di GL torinese del 23 marzo 1934 figura anche Cesare Colombo, nipote di Ida Falco, il figlio della sorella Rita e di Eugenio Colombo. Il 5 maggio viene condannato a due anni di confino a Ponza poiché “elemento pericoloso per l’ordinamento Nazionale”. Cesare si iscrive al Partito Comunista e a Ponza partecipa ad alcune manifestazioni dei confinati entrando nell’organizzazione clandestina del partito. Dopo il ritorno a Torino nel 1936 parte segretamente per Parigi da dove entra nelle Brigate interazioni tra le fila dei garibaldini dirette a Madrid. Durante la guerra civile spagnola è impegnato come redattore per Radio Libertà a Barcellona. Tornato in Francia dopo le sconfitte subite in Catalogna dal fronte repubblicano viene arrestato ed estradato in Italia nel 1941 da dove viene mandato nuovamente al confino, questa volta a Ventotene fino all’agosto del 1943. Ritornato a Roma partecipa attivamente alla Resistenza come ispettore delle Brigate Garibaldi del Lazio.
Fonte: Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Dir.Gen. Pubblica sicurezza, Div. Gen. Affari generali e riservati, Ufficio confino di polizia, Fascicolo personale 269 © Archivio centrale dello Stato. Tutti i diritti riservati
Documenti
[ -> ]Dall'Album della famiglia Loewenthal
Fonte: Archivio famiglia Loewenthal
Enrico Loewenthal, il partigiano Ico
Fonte: Archivio famiglia Loewenthal