Silvio Ottolenghi

Nato a: Pisa (PI) il 14 maggio 1886
Di: Felice e Emma Ventura
Professione: fotografo
Arrestato a: Milano il febbraio 1945
Morto a: Torino il 11 luglio 1953

Altre informazioni

Censimento ebraico 1938-1945

La ricerca documentaria, la selezione delle fonti, il racconto della Vita di Silvio Ottolenghi sono stati curati da Dario Taraborrelli, ricercatore incaricato dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Silvio Ottolenghi può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it

4 maggio 1944

Verbale del sequestro dei beni di Silvio Ottolenghi - Inventario dei beni dell’alloggio al secondo piano di via XXIV maggio n. 10

Quando A.L. viene incaricato di stilare l’elenco dei beni mobili ancora conservati presso la casa di via XXIV Maggio la famiglia Ottolenghi ha già subito in prima persona la violenza della legislazione razziale del regime fascista: Silvio, la moglie Lidia e la figlia Tina si sono rifugiati a Milano, dove l’altra figlia, Elena, viveva già da tempo. L’altro figlio, Felice, muore nel corso del 1944 ad Auschwitz, dove era stato deportato dopo essere stato arrestato e torturato dalle SS.
Nella casa di via XXIV Maggio, i periti incaricati di effettuare il sequestro non trovano oggetti di particolare valore e neppure le preziose macchine fotografiche che avevano segnato l’attività di Silvio Ottolenghi fin dagli anni Dieci. Trovano però moltissime fotografie, raccolte in album, incorniciate, imbustate e anche autografate, testimonianza diretta della carriera del fotoreporter.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, 491

29 ottobre 1932

Silvio Ottolenghi si iscrive al PNF

Il rapporto di Silvio Ottolenghi con il fascismo non è chiaro: la sua appare più come un’adesione formale per poter continuare senza problemi l’attività di fotoreporter che un’appartenenza politica forte.
Iscritto dal 29 ottobre 1932, riceve nel 1934 una deplorazione scritta, poi annullata, per non aver indossato la camicia nera nel corso delle celebrazioni del 24 maggio 1929, XIV anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia.
Con l'applicazione della politica razzista del fascismo, una delle prime applicazioni delle leggi razziali è l’espulsione dal Partito fascista di tutti i cittadini ebrei iscritti. A Silvio Ottolenghi la comunicazione dell’espulsione e il relativo ordine di restituire la tessera e il distintivo del PNF arriva il 30 novembre del 1938.
Al momento del sequestro dei beni, nel 1944, i periti dell'Istituto di San Paolo troveranno nel suo appartamento una camicia nera, un pugnale della milizia fascista e una cintura da parata del PNF, oltre che 11 fotografie di Mussolini.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Partito Nazionale Fascista (PNF) Federazione di Torino, F44254 (© Archivio di Stato di Torino. Tutti i diritti riservati)

29 ottobre 1932

Luigi Bertazzini si iscrive al PNF

Tra i dipendenti del laboratorio di Silvio Ottolenghi viene assunto, a metà anni Trenta, Luigi Bertazzini, nato a Cuneo nel 1907, inizialmente come commesso. Presto Bertazzini diventerà assistente fotografo.
Anche Bertazzini è iscritto al PNF torinese, dal 1932. Nella scheda personale, alla voce "professione", indica “corridore ciclista”; la voce sarà corretta con la dicitura “fotografo”, nel 1938.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Partito Nazionale Fascista (PNF) Federazione di Torino, F38679 (© Archivio di Stato di Torino. Tutti i diritti riservati)

30 luglio 1931

Deposito del marchio “Nulla sfugge al mio obbiettivo”

L’attività di fotoreporter di Ottolenghi ha il proprio apice con la registrazione, nel 1931, del suo marchio “Nulla sfugge al mio obbiettivo”, curiosamente ufficializzato con la dizione “obiettivo”. In questi anni, si intensifica il rapporto con Luigi Bertazzini, che opera prima come commesso e poi come assistente nel laboratorio di via Carlo Felice, il cuore dell’attività di Silvio Ottolenghi a Torino. Con l’emanazione delle leggi razziali del 1938 e il conseguente divieto per i “cittadini di razza ebraica”, tra le moltissime limitazioni, di condurre attività commerciale, Silvio decide di cedere l’intera attività. Probabilmente dapprima, nel 1940, ai ragionieri Ezio e Mario Oderda che a loro volta la cederanno a Bertazzini. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale e il ritorno degli Ottolenghi a Torino nascerà un contenzioso tra Silvio e Luigi per la titolarità del marchio “Nulla sfugge al mio obbiettivo”.
Silvio Ottolenghi vincerà la causa, riappropriandosi del marchio ma non del negozio, dovendo così avviarne un secondo a fine 1945 in via Giolitti.
Luigi Bertazzini proseguirà la sua attività di fotografo per decenni, lasciando un archivio di migliaia e migliaia di positivi e negativi.
Il motto "Nulla sfugge al mio obbiettivo" diventerà talmente celebre da entrare nell'immaginario e nei modi di dire dei torinesi.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Camera di commercio industria artigiano e agricoltura di Torino, Servizio proprietà intellettuale, Registro 1, n° 1998 (Camera di commercio industria artigiano e agricoltura di Torino – Progetto MATOSTOTM– MARCHI TORINESI NELLA STORIA. Tutti i diritti riservati)

Documenti

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14 giugno 1934

Incontro Mussolini-Hitler a Venezia - servizio fotografico di Silvio Ottolenghi

L’attività di fotografo di Silvio Ottolenghi risale ai primi anni Dieci del Novecento, quando da sostanziale autodidatta si lancia nell’avventura del fotoreporter, uno dei primi nel panorama fotografico italiano. Nel 1920, dopo queste prime esperienze, diventa uno dei fotoreporter ufficiali del quotidiano torinese Gazzetta del Popolo e del suo inserito Illustrazione del Popolo, fotografando gli avvenimenti più importanti della Torino di quegli anni e aprendo in parallelo una sua attività di vendita di articoli fotografici. Ma è durante i primi anni Trenta che Ottolenghi raggiunge il culmine della carriera, immortalando con la sua macchina fotografica i più importanti eventi che avvengono a Torino e in tutto il nord Italia, come la visita di Adolf Hitler e Benito Mussolini a Venezia nel giugno del 1934.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Library of Congress, U.S., Library of Congress Prints and Photographs Division Washington, LOT 11367 (F) [P&P]

Documenti

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22 agosto 1939

“Da perquisire sotto aspetto doganale”: Silvio Ottolenghi viene segnalato dalla polizia di frontiera

Il lavoro di fotoreporter porta Silvio Ottolenghi a viaggiare spesso, non solo per tutta la Penisola ma anche fuori dall’Italia. Questa attività non passa inosservata agli occhi della polizia politica. Una comunicazione dell’agosto 1939 tra la Prefettura di Torino e il Ministero degli Interni riporta “Si ha motivo di ritenere però che egli si interessi di illecito traffico di valuta a favore di correligionari”; per questo viene dato ordine di iscriverlo tra le persone da perquisire alla dogana segnalandolo alle Questure dell’Alta Italia.
Qualche mese prima, nel gennaio del 1939, la polizia di frontiera segnala anche il figlio di Silvio, Felice Ottolenghi, per una denuncia di duemila franchi di multa da parte della dogana francese a causa della vendita non autorizzata di una macchina fotografica a Nizza.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Div. Gen. Pubblica sicurezza, Div. polizia politica, Silvio Ottolenghi © Archivio centrale dello Stato. Tutti i diritti riservati

4 ottobre 1943

Felice Ottolenghi viene arrestato dalla SS

Il figlio di Silvio, Felice Ottolenghi, chiamato dai genitori e dagli amici “Felicino”, viene arrestato dalle SS il 4 ottobre 1943 e condotto presso il quartier generale tedesco a Torino presso l’Hotel Nazionale. Viene torturato per giorni per scoprire dove si nascondesse il resto della famiglia Ottolenghi, senza mai rivelare nulla. Dopo un lungo periodo di reclusione nelle carceri di Torino sarà trasferito a Milano - paradossalmente il luogo dove il resto della famiglia si è rifugiata per sfuggire all’arresto - per poi essere deportato ad Auschwitz il 6 dicembre 1943. Felice Ottolenghi morirà ad Auschwitz il 30 novembre 1944.

Autore: Dario Taraborrelli

Fonte: Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Comunità ebraica di Torino - deportati, 207-436 (© CDEC – Centro Documentazione Ebraica Milano. Tutti i diritti riservati)

Documenti

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Gli archivi fotografici di Silvio Ottolenghi e Luigi Bertazzini

L'attività decennale di fotoreporter di Ottolenghi e quella altrettanto longeva di Bertazzini hanno prodotto un imponente numero di immagini tali da pervadere letteralmente l’immaginario torinese. Non solo il motto “nulla sfugge al mio obbiettivo” è rimasto profondamente radicato nella memoria collettiva ma le immagini, seguendo le vie più tortuose, stesse hanno attraversato gli anni arrivando fino ad oggi.
Parte delle fotografie di Silvio Ottolenghi legate all’attività per la Gazzetta del Popolo rimangono legate a essa e al destino del suo archivio. Un’altra grande parte rimane legata al negozio e alle vicende della cessione di questo a Luigi Bertazzini con il contenzioso nato dopo la fine della guerra per il recupero del marchio.
Dopo la morte di Ottolenghi nel 1953, molte fotografie vengono disperse o separate tra i familiari. L’Associazione per la Fotografia Storica di Torino conserva un nucleo di alcune centinaia di fotografie originali di Ottolenghi.
L’archivio fotografico di Luigi Bertazzini, all’interno del quale è probabilmente conservata parte di quelle di Ottolenghi, venne diviso negli anni appena successivi alla morte del fotografo (8 maggio 1979): una parte, circa 10.000 negativi riferibili al Salone dell’automobile, vengono acquisiti dal Museo dell’Automobile di Torino; un altro grande gruppo, circa 70.000 negativi, dopo essere stato a lungo in un magazzino viene acquisito dall’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino.
Alcune fotografie sono conservate anche presso l’Associazione per la Fotografia Storica di Torino

Fonte: © AFS – Associazione per la Fotografia Storica, Torino - collezione Danna-Leonardo. Tutti i diritti riservati

Bibliografia

Laura Danna Leonardo, Aldo Zargani, Miriam Romanin Guetta, Nulla sfugge al mio obbiettivo. Silvio Ottolenghi photoreporter, Catalogo della mostra presso la Biblioteca civica Villa Amoretti-Torino (4 marzo-2 aprile 2005), Associazione per la Fotografia Storica, Torino, 2005

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