Remo Jona

Nato a: Asti (Asti) il 4 aprile 1900
Di: Rodolfo e Emilia Segre
Professione: Avvocato
Arrestato a: Issime il 7 dicembre 1943
Deportato a: Auschwitz-Monowitz il 22 febbraio 1944 (numero di matricola 174508)
Morto a: Lanzo il 18 settembre 1954

La ricerca dei materiali utilizzati per la ricostruzione della Vita di Remo Jona è stata condotta dalla professoressa Antonella Filippi e da un gruppo di alunni dell'I.I.S. "B. Russell-A. Moro-G. Guarini", Lorenzo Berardo, Denis Bogdan, Mattia Grossato, Stefano Rosini nell’ambito del progetto di storia contemporanea promosso dal Consiglio regionale tramite il Comitato Resistenza e Costituzione a.s. 2018/2019. Il racconto della Vita di Remo pubblicato nell’ambito del progetto Le Vite di Le case e le cose è a cura di Antonella Filippi.

Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Remo Jona può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it

20 agosto 1945

Remo Jona chiede all'Istituto San Paolo la restituzione dell'immobile di via San Domenico 49

La domanda di restituzione dell’immobile sito in via San Domenico 49 fu fatta dall’avv. Jona il 20 agosto 1945 all’Istituto San Paolo di Torino; nella stessa data Remo Jona chiedeva la restituzione dell’immobile di via San Francesco da Paola 41. Era toccato a lui, unico superstite della sua famiglia, affrontare le pratiche per rientrare in possesso di tutte le proprietà dei suoi cari, sterminati ad Auschwitz.
Gli Jona appartenevano ad una delle più ricche famiglie ebraiche torinesi: Remo e Luigi Jona, la moglie Ilka Vitale e la madre Emilia Segre possedevano, a Torino e ad Asti, proprietà immobiliari di notevole valore. Le requisizioni dei loro immobili furono effettuate nel corso del 1944, quando ormai i componenti della famiglia erano già stati deportati ad Auschwitz e assassinati nella quasi totalità. Gli Jona risultavano proprietari dei seguenti immobili, quasi tutti dati in locazione:
- palazzo in Torino di via San Domenico 49 angolo Corso Principe Eugenio, di proprietà di Remo e Luigi Jona;
- palazzo in Torino di via San Francesco da Paola 41, di proprietà di Remo Jona;
- palazzo in Torino di via Cesana 39 angolo via Barge 12, di proprietà di Ilka Vitale Jona;
- palazzo in Torino di via Valdieri 4, completamente distrutto dai bombardamenti, che non risulta nelle carte dei sequestri;
- appartamento in Torino di via Filangeri 4 di proprietà di Remo Jona e di Ilka Vitale Jona. Quest’ultimo era l’abitazione della famiglia e non risulta nelle carte dei sequestri;
- palazzo in Asti di corso Alfieri 34, di proprietà di Emilia Segre ved. Jona;
- appezzamento di terreno in Asti, accatastato con una superficie di 38 are e 30 centiare (3.830 m²), destinato a seminativo, di proprietà di Emilia Segre ved. Jona, di Remo Jona e di Luigi Jona.
Presso l'archivio Gestioni EGELI del San Paolo è rimasta una notevole documentazione, tra cui i verbali con l’elenco descrittivo dei beni, l’elenco degli inquilini con i rispettivi canoni di affitto e le valutazioni degli immobili, le lettere dell’EGELI alle portinaie e agli inquilini con notifica del passaggio di proprietà degli Jona, “cittadini di razza ebraica”, all’Istituto San Paolo, le richieste di restituzione degli immobili e le notifiche della loro restituzione, le spese che l’EGELI avrebbe voluto attribuire all’avv. Jona per la gestione degli immobili, l’impugnazione da parte dell’avv. Jona del concordato che la Gestione EGELI aveva fatto con l’Ufficio delle Imposte di un esorbitante incremento patrimoniale degli stabili, su cui ora bisognava pagare le tasse (una “tremenda mazzata” scriveva Remo Jona il 12 febbraio 1946 all’Istituto di San Paolo).

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, 373

Il fratello Luigi Jona

Luigi Jona, nato ad Asti l'11 ottobre 1902, aveva seguito le orme del fratello maggiore e si era laureato in Giurisprudenza a Torino. Era procuratore, notaio, pretore onorario a Torino e pretore a Milano. Luigi non era sposato e abitava a Torino in corso Oporto 53, oggi corso Giacomo Matteotti. Iscritto al Sindacato fascista degli Avvocati e Procuratori, nel 1933 fu accolta la sua domanda di iscrizione nel PNF, da cui fu espulso in conseguenza delle leggi razziali nel 1938. Arrestato a Torino nell'autunno del 1943 da militi nazi-fascisti, mentre pranzava in un ristorante di via Rossini, fu portato nelle carceri Le Nuove di Torino e incarcerato nel braccio tedesco. Trasferito nelle carceri di Milano il 1° dicembre 1943, con 18 ebrei e 12 ebree detenuti anch'essi a Le Nuove, fu deportato il 6 dicembre 1943 e giunse ad Auschwitz l'11 dicembre 1943. Non risultano documenti comprovanti la sua immatricolazione né negli archivi del Museo di Auschwitz-Birkenau né negli Arolsen Archives. Nella scheda di deportazione della Comunità israelitica di Torino, si legge l'annotazione "Visto ad Auschwitz nel dicembre 1943", da un'informazione di Enzo Levy che era con Luigi Jona sul trasporto del 6 dicembre 1943. La sentenza del Tribunale di Torino, pronunciata in data 2/7/1956, dichiara la morte presunta di Luigi Jona “in campo di concentramento in Germania alle ore 24 del 27 febbraio 1944”.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Partito Nazionale Fascista (PNF) Federazione di Torino, F26563

La moglie Ilka Jona Vitale

Ilka Vitale, figlia di Achille e Rina Loria, era nata a Torino il 17 febbraio 1906, in una delle più facoltose famiglie ebraiche della città; nel 1930 si sposò con Remo Jona, nel tempio israelitico di Torino, con una ricca e fastosa cerimonia. La sposa ricevette in dote dalla sua famiglia il palazzo di via Cesana 39 a Torino e ricchi doni dai parenti. La coppia si trasferì nel lussuoso appartamento di via Filangeri 4. Nel 1932 Ilka diede alla luce il primo figlio Ruggero e nel 1937 il secondogenito Raimondo.
Ilka Jona seguì le sorti del marito e subì le conseguenze delle restrizioni delle leggi razziali del 1938. Il 7 dicembre 1943 fu arrestata a Issime, in Valle d'Aosta, insieme a Remo e ai figli; la famiglia fu reclusa in un primo tempo nelle carceri di Aosta e poi trasferita al campo di concentramento di Fossoli il 18 gennaio 1944. Deportata ad Auschwitz il 22 febbraio 1944, arrivò nel campo il 26 febbraio 1944 e fu selezionata per il gas con i figli Ruggero e Raimondo.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (© CDEC – Centro Documentazione Ebraica Milano. Tutti i diritti riservati)

Documenti

 [ -> ]

I figli Ruggero e Raimondo Jona

Ruggero Jona era nato a Torino il 5 febbraio 1932. Nel 1938 il bambino aveva compiuto 6 anni ed era giunto per lui il momento di iniziare la scuola elementare, ma nel settembre erano già entrati in vigore i provvedimenti che escludevano gli studenti di “razza ebraica” dalle scuole pubbliche e quindi con molta probabilità Ruggero fu iscritto alla scuola ebraica “Colonna e Finzi”. Il 13 gennaio 1937, era nato il fratellino Raimondo. Quando nel 1942 la famiglia si rifugiò ad Issime, i due bambini poterono frequentare la pluriclasse della scuoletta del paese, dove suor Colomba e la maestra Maria Nicco avevano accolto senza alcuna difficoltà i due bambini ebrei. Il 7 dicembre 1943 il maresciallo dei carabinieri di Issime, Andrea Bassignana, procedette all’arresto dei coniugi Jona. I due bambini erano a scuola e furono prelevati tra lo stupore dei compagni. Rimane di quel triste giorno la testimonianza di Don Ugo Busso, coetaneo di Raimondo, e loro compagno di scuola. La famiglia Jona fu portata nelle carceri di Aosta e poi temporaneamente nell’hotel Couronne, nella piazza centrale di Aosta. Erano vicini al negozio degli amici Debenedetti Caveggia e i due bambini poterono giocare ancora per qualche giorno con le loro figlie. Il 18 gennaio 1944 gli Jona furono trasferiti nel campo di Fossoli e il 22 febbraio furono deportati ad Auschwitz. Al loro arrivo iniziò la selezione: Remo Jona era nel gruppo degli uomini validi e con lui anche il figlio maggiore Ruggero che aveva 12 anni; il padre lo spinse verso la madre pensando che fosse più al sicuro nel gruppo delle donne. Lo stesso giorno Ilka Jona e i suoi bambini morirono nelle camere a gas di Birkenau.

Autore: Antonella Filippi

Documenti

 [ -> ]
13 luglio 1922

Laurea di Remo Jona

Remo Jona aveva frequentato il liceo classico Vittorio Alfieri di Asti e nel 1918 si era iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Torino. All'università aveva avuto illustri docenti e si era laureato nel 1922 con una tesi di Diritto Commerciale e amministrativo e una dissertazione di Diritto penale, con votazione finale 100/110.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio Storico dell’Università di Torino, Regia Università degli studi di Torino (1693-1946), Facoltà di Giurisprudenza, 1729-1971, Carriere degli studenti, 1817-1950, Esami per il conferimento dei gradi, 1729-1970, Verbali degli esami di laurea, 02/07/1883 - 17/11/1949

Documenti

 [ -> ]
12 novembre 1932

Iscrizione al PNF di Remo Jona

Remo Jona, già iscritto al Sindacato Fascista degli Avvocati e Procuratori, il 12 novembre 1932, anno XII, fece domanda per essere iscritto al PNF. Segnore Guglino di Lanzo Torinese, che conosceva l'avv. Jona che frequentava la località dove i suoi suoceri avevano una villa, certificò la sua comprovata fede fascista.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Partito Nazionale Fascista (PNF) Federazione di Torino, F35681 © Archivio di Stato di Torino. Tutti i diritti riservati

22 agosto 1938

Remo Jona nel Censimento dell'agosto 1938 e nei registri dell'Anagrafe della Città di Torino

Il 22 agosto 1938 venne effettuato il censimento al fine di individuare e schedare gli ebrei residenti in Italia. Per tutti coloro che risultavano non presenti nel comune di residenza, il podestà doveva chiedere al collega del comune presso il quale la persona risiedeva temporaneamente, di provvedere alla sua schedatura. Nel mese di agosto 1938 gli Jona erano in vacanza ad Issime e il podestà di Torino chiese tramite telegramma la scheda del censimento al podestà del paese. In seguito alla legge del 17 novembre 1938, con i provvedimenti in difesa della "razza italiana", l'appartenenza alla "razza ebraica" doveva essere denunciata e annotata nei registri dello stato civile e della popolazione. Gli Jona provvidero alla denuncia nel febbraio del 1939 e i nomi della famiglia compaiono nella "Rubrica e denuncie [sic] appartenenza razza ebraica e discriminazioni" del Comune di Torino.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio storico della Città di Torino, Censimento ebraico, 1938, faldone 21, 76-13-allegati

Documenti

 [ -> ]
febbraio 1940

Avvocati e procuratori ebrei cancellati dagli albi

L'avvocato Remo Jona nel febbraio del 1940 fu espulso dagli albi degli avvocati in ottemperanza dell'art.1 del R.D.L. 29 giugno 1939, n. 1054, sulla "Disciplina dell'esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica". A Torino furono 25 gli avvocati espulsi; due di loro, Remo Jona e Emanuele Sacerdote, furono deportati nei Lager nazisti.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio della segreteria del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Torino, Verbali del Direttorio del Sindacato Fascista di Torino, 1937-45, Cancellazione dagli Albi dei professionisti di razza ebraica non discriminati, pag. 132, 133

4 febbraio 1944

Lettera di Remo Jona all'EGELI dal campo di concentramento di Fossoli

Nel campo di concentramento di Fossoli Remo Jona apprese che le sue proprietà non erano più sue e che non poteva riscuotere gli affitti. Privati della libertà e di qualunque minima fonte di sostentamento, gli Jona erano senza possibilità di integrare i magri pasti del campo. Ma l'avv. Jona aveva provveduto dalle carceri di Aosta a pagare tutte le tasse sui beni che gli erano stati sottratti e implorava la restituzione del denaro delle tasse. "Per pagare dette imposte e fare fino all’ultimo il mio dovere di buon italiano ho usato tutto quanto possedevo fino all’ultimo centesimo e contemporaneamente scrivevo alle portinaie di mandarmi gli importi degli affitti. Mi veniva risposto che voi avevate preso possesso dei detti stabili tutto incassando. Vi prego quindi di rimborsarmi le dette imposte da me anticipate. E ciò perché l’onere delle imposte tocca a voi che incassate i relativi redditi. E poi – il che è stroncante – perché mi trovo senza un soldo – capite? Senza un soldo!! - in questo campo di concentramento con moglie e due bimbi che hanno bisogno di tutto. Se vi è possibile detta somma inviatemela in due o tre assegni per facilitarmene l’incasso. Vi prego di immediati riscontri a questo mio S.O.S. perché ho tutto perduto. Grazie e distinti saluti. avv. Remo Jona”.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, 374

1944

Remo Jona nei registri di Auschwitz e della Croce Rossa Internazionale

Remo Jona, come è testimoniato da questo prezioso documento del campo di Auschwitz III Monowitz, risulta essere stato iscritto nei registri dell’ospedale del campo per tre periodi quasi consecutivi: dal 17 marzo1944 all’11 aprile 1944, dal 17 aprile 1944 all’11 maggio 1944 e dal 20 maggio 1944 al 6 giugno 1944. L’avv. Jona, giunto ad Auschwitz con la sua famiglia il 26 febbraio 1944, fu giudicato abile per il lavoro ed entrò nel campo. Ricevette la matricola n. 174508 e fu trasferito nel campo di Monowitz. Dopo poco più di un mese le sue condizioni di sopravvivenza erano giunte alla fine e per questo chiese di essere ricoverato. Ricordiamo che l’ospedale dei Lager non era normalmente un luogo in cui i detenuti erano curati, ma il più delle volte lasciati a loro stessi fino ad essere selezionati per la camera a gas. Non sappiamo come Remo Jona si sia salvato dalle selezioni e quale sia stata la sua destinazione dopo il giugno del 1944, poiché non esiste una sua testimonianza.
Sappiamo invece, sempre grazie ai documenti custoditi negli Archivi della Croce Rossa Internazionale di Bad Arolsen, che dopo la liberazione del Lager Remo Jona era, insieme ai superstiti, nel blocco 10 di Auschwitz I, dove la Croce Rossa polacca iniziò a dare loro le prime cure e a nutrirli. Remo Jona compare ancora in altri elenchi di superstiti compilati in Italia dopo il 1945.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: ITS Digital Archive, Arolsen Archives, Copy of 1.1.2.1 / 507722

Documenti

 [ -> ]
1945

Remo Jona nella testimonianza di Corrado Saralvo

I russi, dopo circa due mesi dal loro arrivo nel campo di Auschwitz il 27 gennaio 1945, decisero di trasferire i superstiti in un campo di raccolta a Katowice. Remo Jona, dopo un periodo nel campo di Auschwitz I, arrivò a Katowice dove rivide alcuni compagni di deportazione, tra cui Primo Levi, Leonardo Debenedetti e Corrado Saralvo. È a quest’ultimo che dobbiamo la testimonianza del drammatico stato di prostrazione fisica e psicologica in cui si trovava Remo Jona dopo quasi un anno di prigionia nel Lager.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Trascrizione della testimonianza . In Corrado Saralvo, Più morti più spazio, Baldini & Castoldi, Milano 1969, pag. 242

5 settembre 1945

Relazione della Questura di Aosta

L’avv. Jona tornò ad Issime nell’agosto del 1945, poco dopo il suo rientro in Italia, forse per trovare ancora una traccia della sua vita, ma dovette ben presto prendere atto che quasi nulla era rimasto delle sue cose. Fece comunque domanda al prefetto di Aosta per la revoca del sequestro dei beni che erano rimasti nelle case prese in affitto ad Issime nel 1942 e di cui aveva pagato la locazione fino al giugno del 1944. Il risultato fu la relazione della Questura di Aosta del 5 settembre 1945, con oggetto "Beni ebraici avv. Jona", che è l’insieme degli interrogatori e delle testimonianze raccolte per cercare di ricostruire le vicende della famiglia Jona e della sparizione dei loro beni. Nella prima parte la relazione ricostruisce il tradimento del maresciallo dei carabinieri di Issime e la tragica cattura della famiglia Jona. Ricostruisce inoltre le modalità con cui tutti i beni degli Jona furono depredati a più riprese da molti personaggi loschi e anche da gente comune, senza che fossero messi i sigilli alle case prese in affitto e senza che fosse stato fatto un inventario delle enormi ricchezze che gli Jona avevano trasferito dalla loro casa di Torino ad Issime. Ne emerge l'elenco degli oggetti, dai più preziosi come il mobilio antico, le pregiate collezioni dell’avv. Jona, la ricca biblioteca, ai più piccoli come i salvadanai dei bimbi e i loro giocattoli, alle riserve alimentari, tutti beni portati via a più riprese da soggetti diversi che ebbero accesso ai locali con l’autorità della forza e senza una legittima autorizzazione.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: In copia presso Archivio dell'Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d'Aosta (© Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Valle d’Aosta. Tutti i diritti riservati)

26 novembre 1945

Remo Jona nella testimonianza di Primo Levi

“Remo era con me fra i 95: noi fummo inviati a Monowitz, campo dipendente da Auschwitz”: sono queste le notizie su Remo Jona che Primo Levi comunicò nella lunga lettera che scrisse ai suoi parenti in Brasile nel novembre del 1945. 95 uomini e 29 donne selezionati per il lavoro dal trasporto di “650 disperati, con bambini, donne, vecchi” partito da Fossoli il 22 febbraio 1944. “Lo dico subito; di tutto il convoglio, siamo ora vivi quindici. L’intero gruppo dei non validi fu gasato la notte stessa: erano fra questi Ylca, Ruggero e Raimondo”. Nelle asciutte parole di Primo Levi, rese ancora più drammatiche dalla freddezza dei numeri, c’è tutto il dramma della famiglia Jona.
Gli Jona erano con Primo Levi in quel terribile viaggio, in “50 rinchiusi in ogni vagone merci, 4 giorni e 4 notti di viaggio senza dormire e senza bere.” Arrivati ad Auschwitz iniziò la selezione e così, senza un apparente motivo, Remo fu separato dai suoi cari. Primo Levi scriveva in Se questo è un uomo parole che potrebbero essere di Remo Jona: “Scomparvero così, in un istante, a tradimento, le nostre donne, i nostri genitori, i nostri figli. Quasi nessuno ebbe modo di salutarli. Li vedemmo per un po’ di tempo come una massa oscura all’altra estremità della banchina, poi non vedemmo più nulla.” Remo e Primo “entrarono nel campo”: nel linguaggio del Lager furono immatricolati e inviati al massacrante lavoro che li rese schiavi. L’avv. Jona divenne il numero 174508 e Primo Levi ebbe la matricola n. 174517: dovevano essere vicini nel momento dell’immatricolazione, poiché solo 9 numeri li separavano.
Entrambi furono trasferiti a Monowitz ed entrambi sopravvissero. Si rividero dopo la liberazione nel campo organizzato dai russi a Katowice e poi, nel ritorno in Italia, le loro strade si separarono di nuovo. Jona rientrò a Torino nell'agosto del 1945, Levi nell’ottobre.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio famiglia Levi

1945

Remo Jona e la sua famiglia nelle schede dei deportati della Comunità Ebraica di Torino

Di Remo Jona e della sua famiglia sono conservate, presso l’archivio Terracini della Comunità Ebraica di Torino, le schede personali con le indicazioni anagrafiche, la data della cattura e l’indicazione di chi l’ha effettuata.
Nella scheda di Remo Jona abbiamo la testimonianza di un compagno di deportazione, Schulim Vogelmann : “È stato visto a Katowice alla fine di maggio 1945”. Vogelmann aveva una storia molto simile a quella di Remo Jona: deportato ad Auschwitz il 30 gennaio 1944 con la moglie Anna Disegni e la figlia Sissel di 8 anni, fu l’unico sopravvissuto della sua famiglia. L’altra annotazione, altrettanto interessante, ci dice che Remo Jona è “Rientrato a Torino il 4 agosto 1945 proveniente da Katowice”.
Sulla scheda di Luigi Jona abbiamo la testimonianza di Enzo Levy, suo compagno di deportazione nel trasporto del 6 dicembre 1943, che ci conferma la presenza di Luigi Jona ad Auschwitz nel dicembre 1943.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio Ebraico Terracini, Comunità Ebraica di Torino, Schede anagrafiche deportati di Torino, deceduti e sopravvissuti (1945-1964), unità archivistica 332-334

14 agosto 1946

Remo Jona e il processo contro coloro che si erano appropriati dei gioielli della madre

Remo Jona al suo ritorno in Italia ebbe ancora la forza di rendere giustizia alla madre, Emilia Segre, deportata ed uccisa ad Auschwitz. Nel 1944 l’anziana donna, sentendosi sempre più braccata dai nazifascisti e nel timore di essere catturata, aveva consegnato i suoi gioielli di ingente valore ad una famiglia di Asti nella quale aveva riposto piena fiducia. L’avv. Jona, tornato da Auschwitz, dopo essere venuto a conoscenza della tragica fine della madre, scoprì anche la sparizione dei suoi gioielli e sporse denuncia contro coloro che invece di custodirli se ne erano appropriati; iniziò così un lungo processo, seguito dalla stampa dell'epoca, che andò avanti fino al 1952, in Cassazione, e vide i membri della famiglia condannati. La madre di Remo e Luigi Jona era Rosa Emilia Segre, figlia di Anselmo e di Diana Levi, nata a Saluzzo il 9 agosto 1876; era vedova di Rodolfo Jona ed abitava ad Asti in Corso Alfieri 92. La signora Segre Jona, a cui nel 1943 avevano già arrestato i due figli, aveva cercato di nascondersi ma capendo che la sua sorte era segnata, si attivò per mettere al sicuro i beni di famiglia dall’avidità nazifascista. Quando fu arrestata dalle SS era un’anziana signora di 68 anni, quasi cieca e quindi del tutto indifesa. Probabilmente insieme a lei fu arrestato il fratello, l’ing. Ottavio Segre, nato a Saluzzo il 7 ottobre 1874. Entrambi furono portati a Fossoli e partirono insieme con il convoglio di circa 1.000 prigionieri del 26 giugno 1944. Arrivati sulla rampa del campo di Birkenau il 30 giugno furono subito selezionati per le camere a gas.

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio storico La Stampa, La Nuova Stampa, 14 agosto 1946, Editrice La Stampa S.p.A. (CC BY-NC-ND 2.5)

5 marzo 1947

Lettera di Remo Jona a Maria Laura Caveggia

Nella lettera scritta il 5 marzo 1947 da Remo Jona alla figlia dell'amica Laura Debenedetti, bambina coetanea del piccolo Raimondo Jona, leggiamo parole struggenti che quasi sembrano sfuggire dalla penna di Remo Jona: "Eppure, nella mia solitudine, scrivendo a te, mi pare un po' di scrivere e di intrattenermi con il mio bimbo più piccolo, che non ho più. E lui certo mi avrebbe compreso, perché già molte cose sapeva e molte delle cose dal sangue che gli scorreva nelle vene intuiva".

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio Maria Laura Caveggia

14 febbraio 1950

Necrologio di Rina Loria ved. Vitale

Remo Jona aveva nascosto all'anziana madre di Ilka la terribile fine della figlia e dei nipoti. Solo nel 1950, alla sua morte, pubblicò su La Stampa lo straziante necrologio in cui univa il ricordo di tutta la sua famiglia.
"Oggi solo il genero avv. Remo Jona può partecipare l’olocausto nel 1944 compiutosi nei crematori di Auschwitz della sua sposa Ilka Vitale in Jona dei loro bimbi Ruggero e Raimondo d’anni 12 e 7 della sua mamma, buona e cara Emilia Segre ved. Jona del suo fratello unico e Unico Avv. Luigi Jona Magistrato-Notaio. Oh tu che leggi non piangere, Prega. Prega per l’Umanità tanto caduta affinché non ricada nella barbarie, nell’odio, nella guerra. Prega per la Pace, Pace, Pace".

Autore: Antonella Filippi

Fonte: Archivio storico La Stampa, La Nuova Stampa, 14 febbraio 1950

Bibliografia

Binel Lino, Cronaca di un valdostano, Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta, Aosta 2002
Calestani Vittorio, Origini della razza italiana. Fondamenti della politica razzista, Istituto per gli studi di politica internazionale, Milano 1941
Collotti Enzo, Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia, Laterza, Bari 2003
Czech Danuta, Kalendarium. Gli avvenimenti nel campo di concentramento di Auschwitz Birkenau 1939-1945, Mimesis, Milano 2006
De Felice Renzo, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, Torino 1961
De Marco Silvia (a cura di), Tornare a casa. La storia di Luigi Jona, video realizzato dalla classe V N dell’Istituto Paolo Boselli, Torino a.s. 2020-2021
Graffone Valeria, Espulsioni immediate. L’Università di Torino e le leggi razziali, 1938, Zamorani, Torino 2018
Guscelli Roberto, Un uomo da uccidere. La controversa vicenda umana e giudiziaria di Rudi Lerch (1900-1945), l’ultimo giustiziato in Valle d’Aosta, Stylos, Aosta 2008
I «Protocolli» dei «Savi anziani» di Sion, supplemento de “La vita italiana” a cura di Giovanni Preziosi, Roma 1938
Le case e le cose. Le leggi razziali del 1938 e la proprietà privata, Catalogo della mostra 22 novembre 2018-31 gennaio 2019, Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo
Levi Fabio (a cura di), L’ebreo in oggetto, Zamorani, Torino 1991
Levi Fabio, Le case e le cose. La persecuzione degli ebrei torinesi nelle carte dell’EGELI 1938-1945, Compagnia di San Paolo, Quaderni dell’Archivio Storico, Torino 1998
Levi Primo, Se questo è un uomo. La Tregua, Einaudi, Torino 1996
Maida Bruno (a cura di), I bambini e le leggi razziali in Italia, Giuntina, Firenze 1999
Maida Bruno, La Shoah in Piemonte. Storie, immagini, luoghi della persecuzione, Edizione del Capricorno, Torino 2016
Mayda Giuseppe, Ebrei sotto Salò. La persecuzione antisemita 1943-1945, Feltrinelli, Milano 1978
Meniconi Antonella, La «maschia avvocatura». Istituzioni e professione forense in epoca fascista (1922-1943), il Mulino, Bologna 2006
Meniconi Antonella, Pezzetti Marcello (a cura di), Razza e ingiustizia. Gli avvocati e i magistrati al tempo delle leggi antiebraiche, Senato della Repubblica, UCEI, Roma 2018
Momigliano Levi Paolo, La quotidianità negata. Da Issime ad Auschwitz: il caso della famiglia Jona, Le Château Edizioni, Aosta 2002
Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, Posa della Pietra d’inciampo in memoria di Luigi Jona, Torino 27 gennaio 2021
Pisanty Valentina, La difesa della razza. Antologia 1938-1943, Bompiani, Milano 2007
Saralvo Corrado, Più morti più spazio, Baldini & Castoldi, Milano 1969
Sarfatti Michele, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi, Einaudi, Torino 2002
Sarfatti Michele, Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elaborazione delle leggi del 1938, Zamorani, Torino 2017
Stille Alexander, Uno su mille. Cinque famiglie ebraiche durante il fascismo, Mondadori, Milano 1991

Licenza Creative Commons
I contenuti testuali e le immagini dell’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo all’interno della sezione Le Vite di Le case e le cose sono soggetti alla licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale. Per le immagini di altri enti, salvo diversa indicazione, tutti i diritti sono loro riservati.