Anna Foa Jona
Nato a: Torino (TO) il 1908
Di: Ettore e Orsola Lelia Della Torre
La ricerca documentaria, la selezione delle fonti, il racconto della Vita di Anna Foa sono stati curati da Victoria Musiolek, ricercatrice incaricata dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Anna Foa Jona può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it
21 settembre 1944
Un nuovo inquilino in via Legnano 15: verbale di consegna dei beni mobili appartenuti alla “cittadina italiana di razza ebraica”
Nel 1944, Anna Foa è emigrata negli Stati Uniti oramai da quattro anni, quando il suo alloggio in via Legnano 15 viene sequestrato o, in termini puramente formali, affidato alla “gestione provvisoria” del Credito fondiario dell'Istituto di San Paolo con sede centrale in via Monte di Pietà 32. La pratica di cui risulta intestataria non solo è la conseguenza diretta dell’applicazione delle leggi razziali, ma svela un altro aspetto, una verità inconfutabile: dietro ogni passaggio, ogni operazione istituzionale intrapresa nei confronti del bene “di proprietà ebraica”, oltre agli enti coinvolti, vi sono persone. Infatti, nella documentazione prodotta e relativa all’abitazione i protagonisti sono molti, a cominciare dall’amministratore del condominio in via Legnano 15, D.N., il quale manda ben due denunce a carico di Anna Foa. O.A., lo stesso funzionario alle dipendenze del Servizio Tecnico coinvolto in minore misura nella pratica il cui oggetto è lo stabile appartenente a Renzo Fubini, risalirà la scala A fino al 3° piano per redigere l’elenco dei beni mobili e immobili dell’alloggio. Infine c’è L.Z. pronto a colmare il vuoto delle stanze una volta abitate da Anna e dalla sua famiglia. Nel verbale di consegna riferito al 21 settembre 1944 riguardante “i mobili e quant’altro” L.Z. si impegna a farne un appropriato utilizzo e di “conservarli con cura come cosa propria”.
Autore: Victoria Musiolek
1997
Noi due
Nelle sue memorie dedicate ai nipoti e scritte a quattro mani con il marito in due momenti differenti, Anna ripercorre le proprie vicende ricostruendo l’atmosfera della Torino degli anni Trenta, la vita vissuta dalla prospettiva di una componente ebraica della società e il concetto dell’antifascismo come un forte elemento identitario della famiglia. Tra i ricordi felici c’è quello legato al matrimonio e alla casa: nel 1932 Anna aveva sposato Davide Jona e dopo il ritorno dalla luna di miele a Torino “scandalizzammo i miei e tutti i parenti” -, confessa e prosegue “il nostro appartamento era vuoto, senza nessun arredo tranne due materassi sul pavimento. Il Nonno [Ettore Foa] voleva disegnare lui stesso tutti i mobili della nostra casa e non voleva comprare niente di quanto si usasse o fosse alla moda a quel tempo. Ci divertimmo moltissimo a progettare la sala da pranzo, il soggiorno, lo studio e la camera da letto. Circa sei mesi dopo, l’appartamento era pronto ed era veramente bello”.
Autore: Victoria Musiolek
Fonte: Citazioni tratte da Davide Jona e Anna Foa, Noi due, Il Mulino, Bologna 1997
1 maggio 1940
L’approdo negli Stati Uniti e lo “ship manifest” della Exochorda
Il 17 aprile, tra le varie tappe, la nave della speranza Exochorda (lo implica lo stesso nome che appartiene a una pianta arbustiva che fiorisce in primavera) salpa dal porto di Genova.
L’Europa è già in guerra da mesi e a quel tempo la posta in gioco è alta: le sorti di migliaia di ebrei.
A bordo sale l’intera famiglia Jona, Anna con il marito Davide e due figlie Eva di 5 anni e Manuela, la più piccola passeggera dell’Exochorda che ha appena un anno.
Dai registri redatti al loro arrivo a New York, l’1 maggio 1940 traspare una volontà di lasciarsi tutto alle spalle, tant’è che nella rubrica sul periodo di permanenza viene indicato soggiorno permanente. Un esilio consapevole dunque, più che una fuga all’impazzata sta in fondo alle ragioni che li hanno spinto a compiere quel viaggio, una necessità per far fronte alle limitanti e discriminanti leggi razziali, per cui Davide, registrato negli elenchi come engineer, avrebbe mesi addietro perso il lavoro al comune di Torino. Ma il “diverso” e la categorizzazione tra “noi” e “altri” non conosce confini e ben presto, anche sulla costa atlantica, la famiglia Jona se ne sarebbe accorta. Difatti, questo aspetto è già visibile a partire dalla lista stilata a Ellis Island, attraverso la quale nella rubrica races or peoples gli Jona vengono classificati come cittadini Hebrew piuttosto che Italian.
Autore: Victoria Musiolek
20 novembre 1942
Il primo, ma non ultimo bombardamento
Secondo la scheda di censimento degli edifici danneggiati o distrutti redatta dalla Divisione XIV Urbanistica e Statistica della Città di Torino, in un bombardamento dell’8 agosto 1943, a un mese esatto prima della proclamazione dell’armistizio concluso con gli alleati, la porzione di casa Foa in via Legnano 15, angolo via Massena 38, riporta lievi danni. Il 24 luglio 1944, a quasi un anno di distanza l’abitazione è nuovamente interessata dai bombardamenti. Sullo schizzo rappresentante i danni subiti dallo stabile del 1931, sotto il n. 15 di via Legnano leggiamo: “5 piani semidistr.[utti] da soffio B.D. [bombardamento]”. Nella documentazione si è conservata però traccia di un altro episodio ai danni dell’edificio (vedi fotografia), antecedente ai due descritti nel censimento: “La prima volta (20 nov. 42) fu colpito il tetto ed in generale danneggiato tutto l’edificio internamente ed esternamente (rottura vetri, schiantamento porte, telai gelosie, rotture parziali di muri, guasti agli ascensori, …)”, leggiamo in un questionario compilato dall’amministratore e inviato all’Istituto San Paolo.
Autore: Victoria Musiolek
Bibliografia
Davide Jona, Anna Foa, Noi due, Il Mulino, Bologna, 1997