Fra il 1938 e il 1943, mentre per tutto il resto le leggi razziali venivano sistematicamente applicate e gli ebrei duramente emarginati, l’EGELI avviò la sua attività con evidente lentezza. Le pratiche istruite furono appena una decina, anche se la struttura dell’Ente e le sue articolazioni locali venivano intanto messe a punto con cura. Al ritardo nelle procedure di esproprio contribuirono senz’altro le difficoltà a costruire da zero una macchina burocratica piuttosto complessa, ma anche la sorda resistenza dei perseguitati. Gli ebrei proprietari di immobili cercavano infatti di difendersi come era loro possibile da un attacco che in ogni caso si sarebbe inesorabilmente aggravato. Essi non potevano contare su ricorsi legali o su denunce in tribunale, perché la legge era contro di loro, così come la magistratura – a parte pochissime eccezioni. Costretti a denunciare alle autorità tutte le loro proprietà, molti rilasciarono dichiarazioni incomplete. Ci fu anche chi si valse del residuo potere che ancora poteva esercitare su questo o quel funzionario.
LE ATTIVITÀ DELL’EGELI FINO AL 1943
le Carte
le Carte
- Le leggi razziali e l’esproprio degli ebrei
- L’EGELI e la convenzione con l’Istituto bancario San Paolo
- La presenza ebraica in Piemonte e a Torino nel 1938
- Alcuni dati sulla presenza degli ebrei a Torino nel 1938
- Le attività dell’EGELI fino al 1943
- Sequestri e confische
- La gestione dei beni ebraici da parte del San Paolo
- La riconsegna dei beni ai legittimi proprietari