Primo Levi

Le pratiche

Le pratiche sono nominative e relative a un singolo bene: all’interno si trova generalmente la documentazione delle varie tappe dell’esproprio. Centrale è la presenza del verbale di presa di possesso, corredato da accurate e analitiche descrizioni dei beni e da una prima stima del loro valore, effettuata solitamente da un perito del Servizio Tecnico dell’Istituto. Recatosi nell’appartamento (casa, cascinale, magazzino…) descriveva tutti gli oggetti della vita quotidiana di quelle famiglie, mobili, suppellettili, arredi, le stesse stanze. Tutto era descritto, tutto era gestito.

PRIMO LEVI

Il 30 agosto del 1944 il perito incaricato risaliva la strada comunale di Superga, per fermarsi davanti alla cascina “Saccarello”. Nel verbale, la proprietà “dei cittadini di razza ebraica Luzzati Corrado e Gustavo fu Cesare” viene de finita come immobile rustico: la descrizione si sofferma sulla casa, gli interni, le macchine agricole, ma anche sugli appezzamenti di terreno che la circondavano coltivati o lasciati a bosco. È possibile che il volto di una giovanissima Anna Maria Levi, la sorella di Primo, faccia capolino proprio da uno di quegli alberi, in una fotografia del 1932 che riporta come iscrizione il nome della tenuta della nonna materna, Adele, che risulta di proprietà di Corrado e Gustavo a cui la pratica è intestata. E lo sfondo al ritratto di Primo Levi, potrebbe essere “il giardino adiacente alla casa di villeggiatura […] sistemato ad aiuole con piante ornamentali come pini, tigli, chamaerops [tipo di palma], ippocastani e qualche pianta da frutta (6 loti, 2 peschi)”, così come lo descriverà un solerte funzionario qualche anno dopo lo scatto.