I sequestri compiuti a danno delle Comunità ebraiche piemontesi nel corso del 1944 rivelano gli obiettivi di una campagna persecutoria, che attraverso la sottrazione dei beni, mira alla distruzione dell’identità ebraica in ogni suo aspetto. Accanto alla normativa va considerata la peculiarità del patrimonio delle Comunità composto da beni dal rilevante valore artistico, culturale e rituale e da oggetti di uso comune, come testimoniato dagli stessi verbali di sequestro dove accanto ad oggetti preziosi come tessuti, rotoli, argenti, documenti antichi e libri sono elencati banchi, letti, sedie, forni per la cottura delle azzime. La molteplicità di attività che ruotano intorno alle Comunità dà conto dell’eterogeneità di questi beni, accanto al tempio per la preghiera spesso sorgono aule dedicate allo studio della Torah, biblioteche, archivi, scuole; inoltre, dalla Comunità dipendono anche cimiteri, appartamenti e Opere Pie, attraverso le quali è possibile dedicarsi alla cura dei bisognosi.
Da un punto di vista normativo questi beni erano soggetti a provvedimenti diversi. Nel 1943 con l’inasprimento della campagna persecutoria il governo fascista dispone il sequestro di tutti i beni appartenenti a cittadini ebrei (Ordinanza n. 5, 30 novembre 1943). Inoltre, con la Circolare n. 665 del 1° dicembre 1943, Requisizione delle opere d’arte di proprietà ebraica del Ministero dell’educazione nazionale, Direzione generale delle antichità e belle, emanata in applicazione del decreto legislativo del duce sul sequestro dei beni artistici, archeologici, storici e bibliografici appartenenti ad ebrei o ad istituzioni ebraiche (decreto mai pubblicato), sancisce “il sequestro di tutte le opere d’arte appartenenti ad ebrei, anche se discriminati, o ad istituzioni israelitiche” (Commissione Anselmi, p. 144).
Queste disposizioni sono superate dal Decreto legislativo n. 2, 4 gennaio 1944 che impone la confisca di tutti i beni ebraici. A pochi giorni di distanza, l’Ordinanza n. 459, 28 gennaio 1944 inasprisce le disposizioni vigenti stabilendo lo scioglimento delle Comunità israelitiche e il sequestro dei loro beni. Infine, ad aggravare ulteriormente le condizioni del patrimonio delle Comunità interviene la raccomandata del Ministero dell’interno Buffarini Guidi, che l’11 ottobre 1944 ordina ai capi delle provincie di inviare tutti gli archivi confiscati alle Comunità israelitiche all’Ispettorato della Razza.