Comunità Israelitica di Alessandria

Nato a: Alessandria, via Milano 7

La ricerca documentaria, la selezione delle fonti, il racconto sulla Comunità ebraica di Alessandria sono stati curati da Chiara Pipino, incaricata dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
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Nel profilo è utilizzato il termine "Comunità Israelitica", presente nelle pratiche EGELI secondo la denominazione del periodo, accanto alla definizione più moderna di "Comunità ebraica" in uso dagli anni Ottanta

Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare la vita di Comunità Israelitica di Alessandria può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it

Cenni storici

Delle prime attestazioni sull'insediamento ebraico di Alessandria ci sono notizie frammentarie. Tuttavia, evidenze storiche della residenza fissa di ebrei in città risalgono al 1490, quando Abramo di Giuseppe Vitale de' Sacerdoti, probabilmente in fuga dalla Francia, si stabilisce in questo centro e apre un banco di pegno. Della prima sinagoga non rimane notizia. Nel 1723 i Savoia sanciscono l’istituzione del ghetto e ad Alessandria viene individuata l’area delle odierne via Migliara, via Milano, via Vochieri e via dei Martiri. La Comunità di Alessandria segue le profonde trasformazioni che coinvolgono le istituzioni ebraiche, tra cui l'emancipazione concessa grazie allo Statuto albertino del 1848. Proprio in questo clima di maggiore liberalità si decide di erigere una nuova sinagoga, inaugurata nel 1871. Gli ultimi anni del XIX secolo sono segnati da un inesorabile calo demografico, causato all’inizio del 1900 dalle migrazioni dalla provincia ai centri urbani più grandi e poi verso la metà del secolo dagli orrori della guerra. Nel 1930, in seguito alle disposizioni della legge Falco, la Comunità accoglie le sezioni di Asti e Acqui, che perdono la loro autonomia. Negli anni del Secondo Conflitto Mondiale numerosi cittadini ebrei vengono obbligati al lavoro coatto, molti sono deportati e la Comunità è gravemente danneggiata. Nel 1950 il tempio è restaurato e completato con gli arredi delle sinagoghe di Nizza Monferrato e Acqui Terme. Nel 1985 la Comunità chiude a causa dell’esiguo numero dei partecipanti al culto e viene accorpata a quella di Torino.

Autore: Chiara Pipino

Fonte: Istituto storico della Resistenza di Alessandria, Archivio fotografico Ferraro, Ebrei di Alessandria, Lavoro obbligatorio al cimitero di Alessandria

Documenti

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10 aprile 1945

Il reimpiego dei beni ebraici

Il 7 febbraio 1944, a pochi giorni di distanza dall’ordinanza di polizia n. 459 (28 gennaio 1944) che sanciva lo scioglimento delle Comunità Israelitiche, il capo della provincia di Alessandria decreta il sequestro di questa Comunità e della sezione di Acqui. Il 10 aprile 1945 stabilisce inoltre che i locali del tempio «sono requisiti a uso della mensa Profughi». Questa disposizione era in linea con le indicazioni del governo fascista che, nella speranza di legittimare la campagna di espropri, aveva stabilito nell'Ordinanza n. 5 (30 novembre 1943) di devolvere i beni degli ebrei ai sinistrati di guerra. Tuttavia, è probabile che questo progetto non sia mai stato realizzato, dal momento che nel 1945 l’EGELI dichiara di aver preso possesso del bene, ma di non averlo mai amministrato effettivamente; si trattava, infatti, di un bene danneggiato dalla guerra, la cui gestione sarebbe stata complessa e gravosa. Alessandria è l’unica Comunità per la quale esistono notizie precise in merito al riutilizzo dei locali della sinagoga, per le altre invece rimangono testimonianze di un reimpiego più sbrigativo e dettato dalle esigenze del momento: a Casale gli ambienti sono adibiti a magazzino e ad appartamenti per gli sfollati, mentre ad Acqui ospitano i funzionari dell’EGELI.

Autore: Chiara Pipino

Fonte: Archivio storico della Compagnia di San Paolo, III, Gestioni Egeli, Gestione ebraici sequestrati, 284

26 gennaio 1947

La devastazione della sinagoga di Alessandria

Gli orrori e le devastazioni della guerra non risparmiano la Comunità di Alessandria, il cui patrimonio viene disperso e irreparabilmente danneggiato. Nel 1947 il presidente della Comunità Anselmo Vitale invia all’intendenza di Finanza la richiesta per il risarcimento dei danni subiti durante la guerra. Nella lettera che accompagna la perizia, Vitale denuncia che «la sera del 13 Dicembre 1943 verso le ore 19, forze armate dell’esercito repubblicano fascista e soldati germanici irrompevano del Tempio, della scuola e dell’amministrazione della Comunità Israelitica di Alessandria, siti in via Milano n° 3, demolendo, asportando, distruggendo ed incendiando tutto quanto contenevano, dagli arredi sacri alle attrezzature, dalle opere d’arte alle argenterie. […] In questa condizione non è più possibile esercitare anche in forma ridotta qualsiasi forma di culto, d’impartire l’insegnamento scolastico e di svolgere l’amministrazione della Comunità e delle 10 Opere Pie poste sotto il suo controllo». All’origine di una così accanita devastazione sarebbe stato un attentato in piazzetta Bini a un gerarca fascista. A questo episodio si risponde con altra violenza contro il nemico per eccellenza, gli ebrei e la loro comunità.

Autore: Chiara Pipino

Fonte: Archivio Ebraico Terracini, Comunità ebraica di Alessandria, I versamento (2005), Fascicolo degli affari, Pratiche novecentesche Acqui, u.a. 552

22 dicembre 1947

La restituzione

La restituzione della Comunità di Alessandria è testimoniata dal verbale del 24 ottobre 1945. In generale le reintegrazioni dei beni seguono un complicato iter burocratico che rivela la contraddittorietà di un atteggiamento con cui si continuano a vessare ingiustamente le Comunità ebraiche. Proprio per questo, l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane (oggi UCEI) interviene a sostegno dei cittadini ebrei e nella circolare 67 del 1947 ribadisce il suo impegno per «un’azione energica» nei confronti delle autorità competenti al fine di «ovviare alla palese ingiustizia che le spese di gestione vengano a gravare sui proprietari».
Nel 1956, a distanza di più di dieci anni dai primi provvedimenti sulle reintegrazioni dei beni ebraici, l’EGELI nazionale con sede a Roma, torna a sollecitare diverse Comunità piemontesi affinché provvedano al saldo delle spese per l’amministrazione sostenuta dall’Ente durante la sua gestione. La coincidenza di questa data non è casuale poiché, come evidenziato dalla Commissione Anselmi, l’EGELI torna a chiedere i pagamenti per evitare la prescrizione.

Autore: Chiara Pipino

Fonte: Archivio Ebraico Terracini, Comunità ebraica di Alessandria, I versamento (2005), Fascicolo degli affari, Pratiche novecentesche Acqui, u.a. 552

Documenti

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Bibliografia

Foa Salvatore, Gli ebrei in Alessandria, Città di Castello, Unione Arti Grafiche, 1959
Mancino Maria Rosaria, Comunità ebraica di Alessandria - Inventario I versamento, conservato presso l'Archivio ebraico Terracini
Levi Fabio, Le case e le cose. La persecuzione degli ebrei torinesi nelle carte dell’EGELI 1938-1945, Compagnia di San Paolo, Quaderni dell’Archivio Storico, Torino 1998
Pansa Giampaolo, Guerra partigiana tra Genova e il Po. La resistenza in provincia di Alessandria, Bari, Laterza, 1967
Perosino Aldo, Gli ebrei di Alessandria, una storia di 500 anni, Recco, Le Mani, 2002
Perosino Aldo, La comunità ebraica di Alessandria dal 1842 a oggi: indagine statistica, in «La Rassegna Mensile di Israel», LXVIII, 2, 2002
Perosino Aldo, La shoah in provincia di Alessandria, Recco, Le Mani, 2005
Pilocane Chiara, Comunità ebraica di Alessandria - Inventario II versamento, conservato presso l'Archivio ebraico Terracini
Quaglia Fabrizio, Il recinto del rinoceronte. I giorni e le opere degli ebrei ad Alessandria prima dell'emancipazione, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2015
Sarfatti Michele, Contro i libri e i documenti delle Comunità israelitiche italiane, 1938-1945, in «La Rassegna Mensile di Israel», LXIX, 2, 2003, pp. 369-385

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