La spoliazione dei beni posseduti dalle famiglie ebraiche fu solo una delle brutali conseguenze dell’approvazione, nel 1938, dei “provvedimenti per la difesa della razza”, fortemente voluti da Mussolini per consolidare il processo di fascistizzazione del Paese. La messa al bando dalle scuole dei bambini e dei ragazzi di “razza ebraica”, l’allontanamento dei docenti dall’insegnamento universitario, di impiegati e professionisti dall’amministrazione pubblica, la marginalizzazione dalla comunità civile di donne e uomini che fino al giorno prima erano stati i vicini di casa, il negoziante dove si faceva la spesa, il collega con cui si condivideva l’ufficio, quando non l’appartenenza al Partito fascista, testimoniano delle estese ripercussioni delle politiche antiebraiche sulla società italiana e sulla vita economica e culturale del Paese.
I documenti custoditi nell’Archivio storico della Compagnia di San Paolo e utilizzati per realizzare la mostra “Le case e le cose. Le leggi razziali del 1938 e la proprietà privata” si caratterizzano come il punto di partenza per costruire una narrazione sui fatti che coinvolsero i destini di migliaia di individui e di famiglie, non solo appartenenti alle comunità ebraiche.
Le carte del fondo Gestioni EGELI diventano così l’anello di congiunzione di risorse documentarie provenienti da contesti archivistici diversi, ognuno dei quali porta un contributo informativo, aggiunge un dettaglio utile al racconto delle vite e delle storie, complesse e drammatiche, di chi subì in prima persona espropri e confische. A parlare sono i documenti ufficiali, i carteggi, le immagini, le testimonianze, provenienti da vari archivi pubblici e privati che a vario titolo sono coinvolti nel progetto #le-case-e-le-cose.
Il progetto è aperto al contributo degli utenti: chi fosse in possesso di informazioni, documenti, fotografie utili a raccontare le vite di cittadini ebrei che subirono il sequestro e l’esproprio dei beni può scrivere a le-case-e-le-cose@fondazione1563.it